di ALESSIO RADOSSI
TRIESTE La Slovenia dice no alla riconciliazione con l’Italia e la Croazia. Il presidente Danilo Turk ieri ha rotto il silenzio di Lubiana che sull’argomento durava ormai da quasi una settimana, dopo che il presidente croato Stjepan Mesic, in un’intervista rilasciata sabato scorso al Piccolo, aveva rilanciato l’iniziativa di un vertice «a tre» da tenersi a Trieste, nel corso del quale si sarebbero visitati i luoghi della memoria come la Risiera di San Sabba e la Foiba di Basovizza, per rendere omaggio alle vittime del periodo bellico e post-bellico. Ma poneva anche una condizione: fascismo e antifascismo non vanno messi sullo stesso piano. La risposta della diplomazia italiana era giunta 24 ore dopo, con il ministro degli Esteri Franco Frattini che, sempre al Piccolo, definiva la «pacificazione possibile» precisando tuttavia che «il fascismo era male assoluto», ma anche che «Tito fece stragi orribili». Lubiana, invece, sembrava non voler intervenire sull’argomento.
Ieri, invece, Turk ha rivolto un affondo non solo alla proposta Mesic, definendola «non utile in questo momento», ma soprattutto all’Italia, accusando la politica di «deficit etico» sulla memoria del fascismo. Secondo Turk, le cui dichiarazioni sono state riportate dal principale quotidiano sloveno «Delo», in Italia persiste «un deficit etico» sulle colpe del passato. Colpe rispetto alle quali non sarebbe maturata ancora la «necessaria catarsi», precondizione indispensabile – secondo il leader sloveno – per poter affrontare nelle giusta prospettiva anche le violenze contro gli italiani di Istria, Fiume e Trieste compiute successivamente dal regime comunista jugoslavo di Tito.
Di qui la convinzione che il vertice tripartito di riconciliazione, prospettato fin dai tempi della presidenza Ciampi, «non sia utile in questo momento».
Turk sostiene quindi che la riconciliazione storica si può inserire solo «in una dimensione etica». Dimensione che – a suo parere – richiede da parte dell'Italia «un più chiaro confronto con i crimini del fascismo, che fu il primo totalitarismo in questa parte d'Europa e la fonte di innumerevoli mali» subiti da «larga parte del popolo sloveno, come anche da molti italiani». Turk – affermando di concordare con le opinioni espresse di recente in materia dallo scrittore triestino Boris Pahor e dal procuratore militare italiano Antonino Intellisano – sottolinea come dal punto di vista sloveno (e croato) non possano essere dimenticati «i molti crimini fascisti (contro le popolazioni slave) rimasti impuniti durante l'occupazione italiana». E contesta ad «alcuni alti esponenti della politica italiana» di voler «mettere sullo stesso piano i fascisti e coloro che li combatterono».
Il leader di Lubiana d'altronde aggiunge che, in senso politico, esiste già «un elevato livello di riconciliazione» fra Roma e Lubiana, poiché «Italia e Slovenia fanno parte dell'Ue, che rappresenta il progetto di riconciliazione più rilevante e di maggior successo nella storia del continente». Mentre sostiene che tra Croazia e Slovenia «non esiste un retaggio storico che richieda ulteriori gesti» di pacificazione.