TRIESTE Tre anni di riprese, decine di testimonianze e documenti, filmati, fotografie, dodici minuti di animazione (firmata da Francesco Vecchi, Alessia Cordini e Damien Gaillardon, veri artisti del genere), una colonna sonora originale (composta da Enrico Sabena e disponibile su cd della Warner Music Chappell), riprese subacquee (di Roberto Pertoldi), location situate fra Trieste, Pola, Torino, Londra, la Toscana. Ma soprattutto un viaggio tra passato e presente alla ricerca delle ragioni ultime che portano gli uomini alla guerra, in particolare alla guerra sotto il mare. È questo il film-documentario «Medusa – Storie di uomini sul fondo» del regista Fredo Valla, in anteprima domenica 18 gennaio, alle 19, all’ Ariston, per Zone di cinema nell’ambito di Alpe Adria Trieste Film Festival.
Già candidato al David di Donatello 2008 per la sceneggiatura de «Il vento fa il suo giro», Premio Amidei con lo stesso film, Fredo Valla tenta ora una via nuova al documentario mischiando forme e linguaggi in un composto originale «più vicino al cinema – spiega – che al documentario tradizionale». La storia è quella del sommerigibile Medusa, affondato il 30 gennaio 1942 dal sommergibile inglese Thorn al largo di Pola durante un’esercitazione. Gran parte dell’equipaggio morì nel naufragio, ma quattordici uomini rimasero vivi, a trenta metri profondità, imprigionati nella camera di lancio di poppa del battello. Per tre giorni i numerosi mezzi di soccorso della Marina mobilitati tentarono disperatamente di recuperare i marinai intrappolati sul fondo, ma una tempesta rese impossibile il salvataggio. Il sommergibile sarebbe satto recuperato solo l’estate successiva, e molti familiari non seppero nemmeno dell’inumazione dei loro cari.
Questa del sommergibile Medusa è una vicenda – fra l’altro parte della memoria storica di Trieste – già al centro, nel nel 2007, del romanzo-saggio «Un corpo sul fondo» (edito da Guanda) del giornalista e scrittore Pietro Spirito, che ha collaborato alle riprese e nel film di Valla interpreta se stesso. Nel film-documentario infatti, lo scrittore, nei panni di un esploratore di memorie, vuole comprendere cosa accadde esattamente quel 30 gennaio 1942 incontrando testimoni, familiari dei marinai scomparsi, visitando luoghi e archivi, scendendo in fondo al mare. «Il percorso narrativo – spiega Fredo Valla – si snoda fra tappe e registri talora discordanti, forse stridenti agli occhi di uno storico di professione, e là dove le memorie, le fotografie, i documenti e i film d’epoca non sono sufficienti a spiegare o evocare i fatti che si immagina siano successi, la scena rivive in flashback come in un cartone animato». «Il film – dice ancora il regista – non è solo un’inchiesta storica, né un susseguirsi di testimonianze: è invece un percorso emotivo, uno stimolo per capire come le storie diventino Storia». Valla non è nuovo alle narrazioni di guerra: in precedenza ha realizzato un film-documentario sugli italiani prigionieri in India («Prigionieri della libertà», ispirato dal romanzo di Carlo Grande «La cavalcata selvaggia», edito da Ponte alle Grazie), e realizzato vari reportage, tra cui un viaggio a piedi di ben 330 chilometri lungo il fiume Don sulle tracce dei soladti dell’Armir.
«Medusa – Storie di uomini sul fondo» è prodotto dalla Maxman con il sostegno della Film Commission Piemonte e la collaborazione della Film Commission Friuli Venezia Giulia.
Paola Targa