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Beni, la disillusione (Il Piccolo 11 gen)

LETTERE

Si vedono, quasi ogni giorno, dei titoli riportati sul Piccolo relativi agli aggiornamenti sui beni degli esuli. Perché infierire ancora sugli esuli che ormai siamo già «tutti morti», e i sopravvissuti non si illudono più. L’esule istriano conserva in un sacrario la memoria di questa sua grande tristezza e non concede a nessuno di indagare o fare proposte… È una tragedia e appartiene a ognuno di noi.

Avevamo a Fianona una bellissima casa con negozio e magazzino in centro; campagne a perdita d’occhio, giardino adiacente, boschi senza confini, avevo 19 anni… Quanti progetti, quanti sogni; parto per la guerra in Africa, in Marina, tantissimi viaggi per El Alamein, Marsa Matruk, Tobruk, Bengasi trasportando carri armati e carburante da tutti i porti italiani e quando sono tornato nei 40 giorni di Tito, vado nel mio paese e non trovo più niente, sono un estraneo, e non solo ma con i miei fratelli devo portare via i miei genitori.

Signor ministro, qualcuno ha scritto sul Piccolo del 15 dicembre 2008 che con i soldi che ci verranno dati, possiamo comperare i nostri beni. Signor ministro, la dignità di noi esuli istriani non concede a nessuno questa «presa in giro», la nostra tristezza non si estingue mai. Quando mi hanno sottratto tutti i miei averi, avevo 25 anni e oggi ne ho 88 e non vorrei avere più niente. Ricordo volentieri di aver lavorato per ben 60 anni in via Cesare Battisti a Trieste con l’apprezzamento di tutti i triestini e mi vanto di aver lavorato con entusiasmo fino agli 84 anni, e non ho ancora smesso anche se i triestini dicono che Gerbini non esiste più.

Daniele Gerbini

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