GORIZIA.
La Farnesina ha dato nuovo impulso ai contatti diplomatici per l'apertura degli archivi storici dell'ex Jugoslavia per favorire il lavoro degli studiosi e contribuire a far emergere nuove indicazioni sulla sorte dei deportati italiani, e goriziani in particolare, che furono relegati nei
campi di prigionia o che trovarono subito la morte nelle foibe. Lo ha confermato, nei giorni scorsi, al sindaco di Gorizia, Ettore Romoli, il ministro degli esteri, Franco Frattini.
La Farnesina si è dunque "messa in moto" per verificare la possibilità di giungere a nuove aperture degli archivi e in particolare, in questo caso, per far uscire dalla segretezza i documenti che sono custoditi negli archivi di Belgrado. Un'iniziativa che si affianca così ai lavori, cominciati nei giorni scorsi, del neocostituito gruppo di storici italiani e sloveni con il patrocinio della Regione Friuli Venezia Giulia e il coordinamento dello scrittore e ricercatore Marco Pirina.
«Ho parlato della questione con Frattini – sottolinea il sindaco Romoli – e dalle sue parole sono arrivate indicazioni confortanti. Il ministero degli esteri si è infatti mosso per verificare concretamente nelle sedi opportune quali siano le possibilità di far emergere nuovi elementi utili a ricostruire la storia di quel periodo e soprattutto a fornire particolari sulla sorte dei deportati italiani e in primis dei goriziani».
Il rinnovato impegno del ministero degli Esteri, già sollecitato da Romoli nei mesi scorsi, assume una valenza ulteriore anche perché è indirizzato in particolare verso gli archivi serbi, quelli di Belgrado, dove potrebbero esserci documenti più significativi rispetto a quelli presenti negli archivi di Lubiana o Zagabria. «La Farnesina intende muoversi in particolare per gli archivi di Belgrado – conferma il primo cittadino – e del resto proprio nell'attuale
capitale serba potrebbero essere reperibili elementi importanti. Nel frattempo è positivo che sia stato costituito anche il nuovo gruppo di storici sotto l'egida della Regione, tanto più per il fatto che mette assieme sia studiosi italiani sia sloveni. Si tratta di un'iniziativa che va
vista in un'ottica molto favorevole visto che mira a creare davvero una memoria condivisa».
Come riferivamo ieri, il nuovo gruppo di studio transfrontaliero coordinato da Pirina avrà il difficile compito nei mesi prossimi di far emergere dagli archivi dell'ex Jugoslavia i documenti fino a oggi rimasti nascosti in modo da fare luce definitivamente sul dramma delle foibe e chiarire le troppe pagine ancora oscure degli anni che precedettero e seguirono le deportazioni, la loro pianificazione e le modalità con cui vennero attuate.
Piero Tallandini