LETTERE
Quanta verità nei suoi articoli, signor Baldassi, ed è anche inconsapevole fautore di un personale flash-back in cui rivedo mia madre sconsolata che ritornava a casa dall’ufficio assegnazione alloggi, dove per l’ennesima volta le avevano negato l’appartamento, in quanto non esule, ma «soltanto» triestina. Doveva avere pazienza, le dicevano, così per 10 lunghi anni, senza fiatare, adattandosi a vivere, in quattro, in una soffitta dove non c’era il gas, per avere l’acqua doveva attingerla alla fontana in strada o il lavatoio comunale, dove d’inverno i panni si ghiacciavano mentre li strizzava, wc in comune, caldo d’estate, freddo d’inverno, indesiderate visite di topi e scarafaggi, cercando nonostante tutto, con dignità e gran fatica a rendere confortevoli e accoglienti camera e cucina (quello avevamo). Tanta ambizione, buona volontà, vanificate dalle infiltrazioni d’acqua piovana che rovinavano il mobilio e rendevano l’ambiente inabitabile, mentre chi era profugo una volta qui, poteva, con incredibile celerità, beneficiare di molti privilegi, a differenza di chi emigrato in Australia doveva subire ogni sorta d’umiliazioni.
Con ciò, non voglio creare ulteriori polemiche, ma dare soltanto un’altra testimonianza di vita vissuta. Per quanto riguarda ringraziamenti e riconoscenza, non sono contemplati, forse perché, per taluni, tutto ciè era un atto dovuto o per le diverse culture, tradizioni, aperture mentali, non lo so. Comunque sia, ognuno può dire quello che vuole, ma ciò che fa la differenza è la persona.
Daniela Iellen