ANVGD_cover-post-no-img

Atto di riconciliazione (Il Piccolo 13 gen)

LETTERE

Ho eseguito con interesse il dibattito, suscitato dall'intervento di Roberto Morelli sulle pagine de Il Piccolo, sulla necessità di un atto simbolico di riconciliazione dei presidenti di Italia, Slovenia e Croazia. Tre Stati che si sono posti in profonda discontinuità con i regimi totalitari che, in anni diversi, li hanno segnati.

Proprio questa discontinuità fa sì che siano aumentate le responsabilità di questi paesi nei confronti del loro passato e contemporaneamente ciò rappresenta un’occasione per poter guardare senza preclusioni il proprio difficile Novecento. Dibattito, quello avvenuto sulle pagine del Piccolo, in gran parte condivisibile e apprezzabile, rispetto al quale mi permetto solo qualche breve osservazione.

Mi rendo conto, innanzitutto, che la mia può essere una domanda rischiosa, ma mi chiedo se parlare «solo» della Risiera metta a sufficienza in risalto le responsabilità e i crimini compiuti in nome dello Stato Italiano: senza voler sottotacere responsabilità e connivenze, che anzi andrebbe investigate e chiarite, la Risiera di San Sabba venne realizzata e resa operativa durante l'appartenenza della città all'Adriatische Kustenland hitleriano.

Fu in precedenza che lo Stato Italiano totalitario, nel pieno della sua sovranità, realizzò invece, in proprio, se così si può dire, una politica di violenta discriminazione e disuguaglianza tra i suoi cittadini, in modo specifico al confine orientale. Ben prima delle famigerate leggi razziali, fatti su cui la conoscenza deve essere ancora estesa e che devono rappresentare motivo di monito e riflessione, come su tutta la politica del fascismo al confine orientale. Ma bisogna ancora ricordare come tutte e tre queste componenti nazionali, nel Novecento e prima, non siano state certamente solo fascismo, totalitarismo e nazionalismo, ma anche reciproco arricchimento e tradizioni di cultura e di riflessione democratica.

Ciò serve a dire che la presenza e la cultura italiana nell’Istria sono parti integranti di ciò che è stato quel territorio, ma anche allo stesso tempo di ciò che saranno l’Istria e la Croazia di domani.

Non si tratta dunque di chiudere, per così dire, un capitolo che è ormai ben chiuso, la guerra e i suoi strascichi di violenze, questa la seconda osservazione che vorrei fare, sviluppando le considerazioni di Morelli, quanto di aprirne uno nuovo. Ogni gesto riparatorio non è ripristino di un passato ormai concluso, che non ripagherà nessuno per i lutti e le tragedie vissute ma l'apertura di una porta sul futuro, su cosa saremo oggi e domani, su quali saranno i valori al confine orientale delle culture nazionali domani. Mi pare di cogliere in questo l'essenza e anche la necessità di un tale incontro, il mettere in campo in un territorio sensibile e delicato come la Venezia Giulia, l'idea dell'Europa di domani, dei suoi valori, delle sue risposte alla domande di eguaglianza che vengono dai cittadini che la compongano, per quanto riguarda noi italiani innanzitutto. D'altronde la stessa attenzione che le proposte avanzate da Morelli hanno avuto dimostrano come ci sia un sentire comune nel voler, appunto, guardare verso il domani.

Roberto Dedenaro

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.