dall’inviato ALESSIO RADOSSI
ZAGABRIA La restituzione dei beni agli esuli italiani non sarà una pre-condizione all’ingresso della Croazia nell’Unione europea, ma l’Italia attende fiduciosa la sentenza della Corte suprema croata che, entro poche settimane, dovrebbe estendere la legge sulla denazionalizzazione anche agli stranieri, e quindi anche ai cittadini italiani. Il che significa il diritto alla restituzione (o all’indennizzo) per gli immobili confiscati dal regime jugoslavo che attualmente sono ancora in disponibilità dello Stato croato. Lo ha ribadito anche lunedì a Zagabria, incontrando il premier Ivo Sanader, il ministro degli Esteri. «Abbiamo fiducia che questa decisione» ha detto Frattini si adegui alle norme dell'Unione europea di cui Zagabria vuole far parte.
Ma quanti sono gli stranieri che hanno già inoltrato la domanda di restituzione dei beni alla Croazia? Secondo fonti ufficiali si tratta di 4mila persone, dei quali 1034 sono cittadini italiani. Fra gli altri tremila sono così distribuiti: austriaci (676 domande), israeliani (175), tedeschi (143), americani (140), sloveni (114).
Esiste anche una stima ufficiale dei costi che per la Croazia il riconoscimento di tale diritto potrebbe avere: 105 milioni di euro. In questa cifra sono comprese case, terreni, industrie, attività commerciali. Finora le loro aspirazioni di tornare in possesso dei beni erano remote, ma dopo una sentenza del Tar di Zagabria, che ha di fatto riconosciuto tale diritto a una cittadina brasiliana di origini croate, l’intera partita è stata riaperta, creando un precedente che è ora al vaglio della Corte suprema. Per Zagabria si tratterebbe quindi di un impegno finanziario non secondario e si pone sempre più il dilemma se per le casse di Zagabria sarebbe più opportuno restituire materialmente (dove ciò sia possibile) le proprietà immobiliari, oppure optare per l’indennizzo, che rappresenta la via più rapida e finora maggiormente sollecitata a livello politico.
Ma c’è un dato nuovo: anche l’Unione degli istriani ha stilato una lista precisa di «beni liberi» sulla base della quale riavviare i negoziati. Il presidente dell’associazione Massimiliano Lacota ha già inviato l’elenco al ministro Frattini. Il fascicolo contiene 1411 proprietà immobiliari situate nei comuni dell’ex Zona B (oggi in Croazia): Buie, Cittanova, Grisignana, Umago e Verteneglio. Una proposta che potrebbe rappresentare una concreta base di partenza per rinegoziare il decaduto Accordo di Roma del 1983, siglato a definizione del Trattato di Osimo del 1975, mai però attuato dalla Jugoslavia e successivamente dalle eredi Slovenia e Croazia. Una richiesta che, come più volte è successo nel recente passato, viene sostenuta anche dalla minoranza in Istria. Più volte i vertici dell’Unione italiana hanno ribadito l’appoggio alle richieste di restituzione o indennizzo da parte degli esuli. La riconciliazione postbellica parte anche da qui.