LETTERE
Ho letto le dichiarazioni del Presidente sloveno a proposito della cosiddetta pacificazione tra Slovenia, Croazia e Italia e ne son rimasto negativamente impressionato.
Dunque, a detta del Presidente della Repubblica slovena, all’Italia si deve attribuire un deficit di eticità storica, per cui non è opportuno parlare con i suoi rappresentanti sul problema conciliazione finchè non verrà fatta da parte italiana debita ammenda (sottinteso). Il cosiddetto deficit etico sarebbe la non chiara posizione italiana sulla «mancata distinzione» storica tra il male rappresentato dal fascismo e gli eccessi violenti delle armate che vi si opposero, vale a dire che l’Italia metterebbe sullo stesso piano le atrocità commesse da chi combattè contro il fascismo (i partigiani di Tito in particolare) e le malefatte del fascismo medesimo. Per il Presidente sloveno quindi le malefatte dell’armata del IX Corpus e dei partigiani slavi sarebbero giustificabili mentre quelle del fascismo sarebbero il male assoluto. La posizione del Presidente sloveno (forse turbata dal contenzioso con la Croazia e dalla lineare presa di posizione del Presidente Napolitano, molto chiara tempo fa) è stupefacente e va rigettata fermamente.
Facciamo il punto quindi: durante la guerra il fascismo si macchiò certamente di episodi di violenza e di squadrismo che peraltro la popolazione italiana rinnegò con la lotta di liberazione e, subito dopo la guerra, con l’approvazione della Costituzione repubblicana, che vieta ancor oggi la ricostituzione del Partito fascista. Gli sloveni, parte integrante della Jugoslavia allora, asserviti politicamente al comunismo di Tito, combatterono sì il fascismo e l’occupazione tedesca, ma fecero pesanti ritorsioni sulla popolazione italiana dell’Istria, infoibarono centinaia di persone per lo più italiani (ma anche molti dissidenti sloveni fecero quella fine o finirono nei lager di Tito), cercarono di occupare militarmente Gorizia e Trieste riuscendovi per un breve periodo (maggio 45 dunque a guerra finita) uccidendo e facendo scomparire nel nulla centinaia di cittadini goriziani.
Quindi, venendo al dunque, la condanna del fascismo da parte dell’Italia è ed è sempre stata da subito dopo la guerra, netta e senza remissione e l’antifascismo militante è stato riconosciuto come una sollevazione che aiutò certo a liberare il Paese dai tedeschi invasori e dal fascismo. Nessuna confusione quindi da parte italiana (anche se di certi eccessi dell’antifascismo militante dopo la guerra oggi si è aperta un’utile riflessione, leggi Pansa), ma solo una netta condanna anche del comunismo,come di un regime dittatoriale e sanguinario (e di ciò la storiografia mondiale ufficiale è piena di attestazioni). Di cosa sarebbe dunque eticamente manchevole l’Italia? Casomai al contrario, la Slovenia divenuta Repubblica autonoma mai ha ripudiato ufficialmente il regime comunista instaurato da Tito in Jugoslavia e le sue brutalità, pur essendone uscita dovendo combattere con la Serbia per la propria indipendenza. Sarà quindi casomai la Slovenia, per quanto le compete, che si deve scusare delle atrocità compiute verso la popolazione italiana, che l’ideologia totalitaria di allora consentì senza colpo ferire, lasciando ferite ancor oggi accese, vista la pervicacia di quel governo a non consentire di far luce su quegli episodi drammatici che guerra e comunismo resero possibili ed impuniti.
Tutto ciò non metterà certo in forse la collaborazione che si è instaurata dopo l’ingresso della Slovenia in Europa e per la verità già anche prima, perché gli uomini di buona volontà ci sono da entrambe le parti ed anche oggi, ma subire l’attacco dell’attuale Presidente sloveno per una carenza di eticità è inaccettabile sul piano morale e su quello politico.
Avv. Gianluigi Devetag, Gorizia