LETTERE
Sembra che per i nostri confinanti la «vinjeta» sia obbligatoria anche per percorrere pochi metri sulla strada che essi definiscono «autostrada». Sabato 10 gennaio, mi sono recato con mia figlia al free-shop situato subito oltre l’ex confine con la Slovenia, dove una volta c’era il posto di blocco di Rabuiese. Fatte alcune compere, sono tornato indietro percorrendo il giro che mi sembrava logico: passato il distributore di benzina, giravo a destra e, tenendomi sempre sulla strada «normale», raggiungevo l’incrocio con il casinò e lì svoltavo a sinistra per immettermi sulla strada che porta all’ex confine. Giunto a pochi metri dalla linea di demarcazione notavo alcune persone con dei giubbotti arancione che fermavano le macchine in transito e le facevano accostare. Pensavo ci fossero dei lavori in corso oppure qualche intoppo sulla strada, ma quando sono arrivato vicino a loro mi hanno fatto accostare e, senza tanti complimenti, mi hanno chiesto come mai non avessi la «vinjeta», perché ero transitato sull’autostrada (cosa che non mi ero assolutamente accorto di fare, perché non avevo notato nessun cartello che segnalasse tale fatto). Mi hanno lasciato andare, non prima di avvertirmi che la prossima volta che mi avessero colto in fallo, non ci sarebbe stato nulla da dire e che avrei dovuto pagare una multa salata.
Stando così le cose, non credo che tornerò da quelle parti, visto che, per risparmiare qualche euro per comperare degli oggetti che in Slovenia costano un po’ meno che da noi, sarei obbligato a comperare quella specie di via card, che mi porterebbe via ben più di quello che pensavo di risparmiare.
Concludo dicendo che così facendo non incrementano certamente il turismo e tanto meno l’afflusso di acquirenti, che potrebbero avere se fossero un po’ meno intransigenti in certe cose.
Paolo Corvasci