TRIESTE Rimandato al 10 febbraio causa «assenze ingiustificate» particolarmente nutrite, a quanto pare, tra i componenti italiani. Il parere del Comitato istituzionale paritetico per i problemi della minoranza slovena sul monitoraggio per l'applicazione della legge 38 di tutela, quello che doveva arrivare ieri, slitta al prossimo mese. «Non vogliamo colpevolizzare nessuno, sappiamo che c’è in giro un’epidemia di influenza e avevamo anzi avuto più di qualche giustificazione ma – spiega il presidente, Bojan Brezigar – contavamo comunque di arrivare al numero legale. Così non è stato, per fortuna gli argomenti non sono in scadenza e ne discuteremo durante la prossima riunione». Intanto, però, proprio sul monitoraggio previsto a livello ministeriale si concentrano le polemiche. A sollevarle è il componente Adriano Ritossa «senza alcuna animosità specifica, ma solo per fare il ”Brunetta” della situazione». L’ex consigliere regionale fa notare che il monitoraggio, al punto 7, prevede che il rapporto presentato presenti «dati statisticamente pertinenti, aggiornati e attendibili sulle minoranze nazionali, elaborati se e dove possibile in modo appropriato per età, sesso e distribuzione geografica». Un «censimento» vero e proprio, annota Ritossa. E aggiunge, polemico: «Ma questa ipotesi è sempre stata rifiutata dalla minoranza slovena». Che ha presentato già ora una nota da mettere a verbale alla discussione, nella quale riporta i dati contenuti in un’analisi della rappresentanza politica degli sloveni in Italia. «Proprio qui si cita il fatto che nel 1993, nel collegio di Udine, la Slovenska Skupnost raccolse 351 voti, a Tolmezzo 84, a Pordenone 27 – spiega Ritossa -. Le indicazioni di voto espresse al partito di riferimento della minoranza slovena comprovano l'esiguità della stessa, artatamente gonfiata dall'attivismo e dalla fantasia dei suoi membri. Motivo per cui, come più volte richiesto, al fine di determinare l'attendibilità dei dati sulla presenza dei cittadini italiani di minoranza slovena, vi è la necessità del censimento, possibilmente per età, sesso e distribuzione geografica, come suggerito dal ministero». Ritossa contesta sin d’ora «ogni lettura travisata sulla necessità di censimento, che è invece oggetto di salvaguardia della minoranza stessa e che allo stato attuale è applicato nella vicina repubblica slovena senza grida di scandalo».
Slitta a febbraio anche l’esame del decreto firmato dal presidente Renzo Tondo che fa scattare una serie di tutele nei Comuni o frazioni inseriti nell’apposito elenco: tutele come i cartelli bilingui, il diritto di avere il proprio nome e cognome stampato in ortografia slovena negli atti pubblici e quello di fare uso della lingua slovena nei rapporti con le autorità amministrative e giudiziarie locali, ricevendo risposta nello stesso idioma. I territori interessati alla tutela sono stati inseriti, dopo ben tre bocciature da parte del governo, in un apposito elenco elaborato proprio dal Comitato paritetico.
(e.o.)