Intervento di Rosanna Turcinovich Giuricin a "La scuola del domani"
In tutte le culture, in particolare in quelle antiche e radicate sul territorio d'appartenenza, la tradizione orale assume un significato profondo in quanto assicura il passaggio del testimone dalle vecchie alle nuove generazioni. La condivisone dell'esperienza diventa fonte di ricchezza e volano di crescita di una società.
Il racconto, l'elaborazione delle vicende che appartengono al passato, ha dato vita a filoni letterari di autentico valore perché in grado di recuperare storie e personaggi che diventano emblematici del sentire di un intero popolo.
Anche l'Esodo – la grande tragedia che nel Novecento ha interessato le terre dell'Adriatico orientale – nella recente storia del popolo giuliano-dalmato ha dato l'avvio ad alcune forme di recupero del dibattito su quanto accaduto. Fondamentale l'emanazione di una Legge, la 92/2004 che istituisce il Giorno del Ricordo in data 10 Febbraio proprio per dare alla Memoria una dimensione, oltre che nazionale, anche di approfondimento della conoscenza in merito a diversi livelli. C'è l'interpretazione della storiografia ufficiale in continua evoluzione a seconda del materiale documentario che viene messo a disposizione degli studiosi.
Ma c'è in questo panorama, un altro segmento di fondamentale importanza: la testimonianza dei protagonisti in grado di tramandare attraverso un racconto spesso mediato dall'esperienza personale e diretta una parte di storia fondamentale, non così importante per la storiografia che usa solo in minima parte questo pur prezioso materiale, ma fondamentale a quel livello di conoscenza che ha bisogno anche dell'emozione e della mediazione del singolo come elemento di comprensione del contesto.
Coniugare tutti questi elementi e innestarli in un processo educativo, significa cogliere con grande intelligenza le possibilità offerte dal filone della tradizione e metterle al servizio della didattica. Ma non soltanto, nel nostro caso, l'Istituto Professionale di Stato per l'industria e l'artigianato „Luigi Galvani“, ha compiuto un passo ulteriore affidando lo studio e la ricerca alla multimedialità. Nella produzione del video presentato nell'ambito della manifestazione «La scuola del domani» sono stati intervistati due protagonisti: Amelia Bonifacio e Bortolo Giraldi, che raccontano una storia emblematica, il ritorno virtuale «a casa» di due persone che l'esodo ha portato lontano. Il prof. Mauro De Luca ha curato testi e regia, gli studenti hanno condotto le interviste e realizzato immagini e montaggio seguiti dai propri docenti. Per questo lavoro sono stati insigniti del premio Coppa speciale della giuria dell'edizione 2007-2008 di „Vivere il mare“ e il lavoro stesso è stato dedicato – così scrivono i ragazzi – a tutti gli esuli che hanno dovuto abbandonare la loro terra natia.
Scegliere l'immagine come supporto al discorso della testimonianza significa comprendere l'importanza del linguaggio visivo molto vicino al mondo dei giovani e non soltanto. Significa scegliere la via dell'immediatezza e del coinvolgimento totale oltre che a creare e definire degli elementi di riconoscimento diretto dei luoghi e della simbologia.
Che cosa significa per chi ha lasciato la propria terra, ma anche per gli eredi di un patrimonio dell'anima, il campanile, la sagoma della propria città, il mare con i suoi riverberi e le sue stagioni, il riferimento al mondo del lavoro, i vecchi mestieri, lo sguardo di chi ricorda e racconta? La risposta dei protagonisti delle vicende narrate diventa patrimonio di quella tradizione orale che va recuperata con il Giorno del Ricordo e quel nuovo rapporto con le vicende dell'Esodo che oggi diventano memoria collettiva di una nazione che l'aveva relegata in un colpevole oblìo.
Ma non soltanto, dall'incontro con i protagonisti nascono profonde riflessioni. Il racconto diventa catarsi e sviluppa un ricco ventaglio di esperienze, come dire che ogni persona è in grado di svelare un mondo originale ed unico per cui le generalizzazioni, se possono servire a spiegare il fenomeno nel suo insieme, sono riduttive della realtà individuale di qua e di là del confine che ancora segna questa nostra terra.
Per quanta gente si possa incontrare ed intervistare, difficilmente le storie si replicheranno, potranno avere degli elementi in comune ma sveleranno, nello stesso tempo, sfumature di grande impatto rivelatrici del sentire di un popolo che paga i ritardi con un silenzio che potrebbe far svanire per sempre la memoria di un mondo. L'invito è quindi di ascoltare queste storie, queste testimonianze sia che si tratta di familiari che di amici o conoscenti, serviranno ad arricchire la conoscenza delle origini o comunque del territorio d'appartenenza perchè la tradizione orale è ancor sempre una pietra miliare della nostra conoscenza.
Rosanna Turcinovich Giuricin
(tratto da www.arcipelagoadriatico.it)