ROMA Il 2009 sia per la Serbia «l'anno della svolta» nel cammino verso l'integrazione europea, l'anno del riconoscimento ufficiale dello status di candidato all'adesione all'Ue, perchè «il destino di quella regione è l'Europa». È l'auspicio espresso dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, e dall'omologo serbo, Vuk Jeremic, che insieme hanno celebrato oggi il 130°anniversario delle relazioni diplomatiche tra Roma e Belgrado. «Sono assolutamente convinto, così come tutto il governo italiano che la Serbia meriti di essere presto ammessa a questo club, che è l'Ue: un'unione di pace, di stabilità, di sicurezza e di progresso economico», ha detto Frattini nella conferenza stampa al termine dell'incontro bilaterale alla Farnesina. L'Italia ribadisce dunque il proprio «convinto impegno» nell'accelerare il processo di integrazione europea, così come il suo sostegno alla «prospettiva euro-atlantica» della Serbia perchè l'ingresso di Belgrado nella Nato rappresenterebbe un «passo importante» verso la stabilizzazione e la sicurezza dell'intera regione dei Balcani. «Il 2008 è stato un anno molto traumatico per la Serbia e per l'intera regione», ricorda dal canto suo Jeremic con un riferimento all'indipendenza unilaterale dichiarata dal Kosovo il 17 febbraio dell'anno scorso, ma «il 2009 deve essere l'anno della svolta: cercheremo di ottenere ufficialmente lo status di candidati all'Ue per la fine dell'anno».
Il sostegno italiano si concretizzerà nella richiesta di Frattini alla presidenza ceca affinchè la discussione della ratifica dell'accordo di associazione e stabilizzazione (Asa) con la Serbia sia esaminata al Consiglio dei ministri degli Esteri di febbraio. La ratifica dell'Asa è stata finora bloccata dal veto dell'Olanda che reclama una maggiore collaborazione di Belgrado con il Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia (Tpi). Una collaborazione che «c'è già», sostiene Frattini che però, anche in questo caso, propone di coinvolgere la presidenza di turno dell'Ue: Praga «dovrebbe prendere immediati contatti con l'ufficio del procuratore (Serge Brammertz, ndr) per capire se ci sono specifiche richieste che possono essere soddisfatte» dalla Serbia.