dall’inviato ALESSIO RADOSSI
ZAGABRIA Lunghe code davanti al palasport di Zagabria, nonostante la pioggia mista a neve, per vedere Croazia-Francia: è la sfida più attesa del Campionato del mondo di pallamano in corso nella capitale. Sembra essere questa la principale preoccupazione dei croati, quasi a voler dimenticare la disoccupazione, i tassi sempre più alti (ieri il tasso di sconto overnight è balzato dal 18 al 25%), e le previsioni della Banca europea per lo sviluppo (Bers) che pronostica, dopo anni di relativo sviluppo economico, una crescita del Pil per il 2009 pari a zero. Cadono quindi in secondo piano i problemi legati all’adesione della Croazia all’Unione europea e il relativo stop imposto dalla Slovenia per il contenzioso sui confini nel golfo di Pirano.
Eppure, ieri si sono avuti i primi segnali di disgelo fra i due Paesi. A tendere la mano è stato il premier sloveno Borut Pahor che si è detto favorevole a un incontro con l’omologo croato Ivo Sanader. «Telefonerò al premier croato nei prossimi giorni – ha detto Pahor – dopo che la Croazia avrà dato luce verde alla mediazione offerta dalla Commissione europea». Ed è proprio la troika di saggi, presieduta dal Premio Nobel per la pace, il finlandese Marti Ahtisaari, che attende ancora di ottenere l’ok da entrambi i contendenti. Lubiana, lo ha ribadito anche ieri il premier Pahor, sarebbe in linea di massima favorevole alla mediazione dell’Ue, mentre Zagabria per il momento tace.
La Croazia infatti ha sempre puntato sull’arbitrato internazionale. E il soggetto che è stato più volte indicato per il contenzioso con Lubiana non è la Ue bensì il Tribunale dell’Aia, organismo che ad esempio è intervenuto nel 1996 per la disputa sul confine marittimo fra Germania, Olanda e Danimarca. Ma ora c’è in vista la mediazione Ue, annunciata la settimana scorsa ai due governi dal commissario alle Integrazioni Ue Olli Rehn. E la mossa a sorpresa è stata proprio Ahtissari, ex fiduciario Onu in Kosovo, uno dei fautori della pace nei Balcani. Tanto che, si racconta a Bruxelles, quando Rehn lo ha indicato come possibile presidente della troika, che include anche Robert Badinter, noto giurista francese, mediatore fra i Paesi successori della ex Jugoslavia, qualcuno ha pensato che fra Slovenia e Croazia potesse scoppiare un conflitto armato. Ipotesi ovviamente lontanissima, ma che forse ha fatto capire che la questione va risolta al più presto, proprio per non rallentare ulteriormente l’inclusione della Croazia, per troppo tempo tenuta fuori dal club dei Ventisette.
Ma ora Pahor, con una mossa inattesa, si spinge oltre, e parla di «cauto ottimismo verso il tentativo dell’Unione europea di risolvere una questione aperta fra i due Paesi che si trascina da 17 anni».
«Siamo comunque soddisfatti – ha aggiunto ieri il premier sloveno – che si sia giunti a questa iniziativa, anche se al momento è troppo presto per dire quale sarà la nostra posizione in merito, anche perché dipende da come verrà giudicata dalla Croazia. In ogni caso non mi muoverò senza aver prima conslutato i leader di tutti i partiti».
Il leader sloveno ha quindi annunciato che «nei prossimi giorni» chiamerà Sanader per fissare un incontro «che sarebbe di grande importanza per trovare una soluzione». Pahor ha tuttavia precisato che il veto sloveno contro la Croazia resterà in vigore se «le condizioni non muteranno».