Cari esuli e discendenti degli esuli della Venezia Giulia e Dalmazia, in occasione del “Giorno del Ricordo” fate attenzione a non comparare le vittime del comunismo a quelle del nazifascismo. Soprattutto non confondete il Giorno della Memoria (27 gennaio) con il Giorno del Ricordo (10 febbraio). Di Olocausto ce n’è uno solo e guai ad abusarne il nome… L’accusa di antisemitismo viene lanciata per molto meno ed è un’accusa che fa danni irreparabili. Chi parlava dei morti della foiba di Basovizza, fino a non molto tempo fa rischiava l’accusa di voler minimizzare la Risiera di San Sabba. Il Presidente più amato dagli italiani, Pertini, non fece mai pericolose confusioni circa i martiri “Doc”. Quando andò a Trieste volle commemorare le vittime della Risiera di San Sabba, ma non le vittime delle foibe.
Il culto della menzogna comunista diffuso per anni in Italia, con la beatificazione in blocco degli “antifascisti”, assassini d’innocenti compresi, ha fatto sì che delle foibe si sia cominciato a parlare un po’ solo dopo la caduta del Muro. Il profondo antipatriottismo che caratterizza gli italiani spiega poi anche perché questi abbiano per più di mezzo secolo volto le terga alle foibe. Dopo tutto gli jugoslavi avevano combattuto validamente contro i soldati di Hitler. I “liberatori” erano tutti dalla parte del bene. E le loro vittime sono diventate “ipso facto” dei fascisti, questa specie subumana, responsabile dell’Olocausto, il solo, il vero, quello con l’O maiuscola. Essi hanno meritato il proprio calvario, e i discendenti delle vittime, lungi dall’avanzare crediti morali verso chicchessia, dovrebbero stare quindi attenti a come parlano!
Non si può capovolgere il lieto fine della seconda guerra mondiale. Alla belva è stata piantata un’asta d’acciaio nel cuore. Ci mancherebbe altro che si cercasse ora di dar voce ai morti delle foibe, che si rivelasse il martirio dei vinti, ricordando la tragedia degli stessi civili tedeschi, bambini compresi, espulsi, violentati, massacrati. Non confondiamo i cattivi con i buoni. Non confondiamo i morti innocenti.
Ai Finzi Contini i loro giardini, sempre al centro della produzione letteraria e cinematografica del mondo intero in un crescendo di cui non si intravede la fine. Silenzio assoluto invece per più di mezzo secolo sui nostri orti dell’Istria, sulle nostre case di pietra occupate da altri, e sullo sradicamento che è stato la peggiore tragedia che poteva toccare a noi, popolo non nomade ma profondamente attaccato alla terra, e popolo di una sola patria.
Claudio Antonelli