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Morti accantonate dalla disattenzione (Il Piccolo 11 feb)

Antonio Borroni, di Villanova di Verteneglio, nel settembre del ’44 stava lavorando nella campagna vicino a casa. Fu legato col filo di ferro e gettato nel fiume Quieto, dove annegò. Il finanziere Gerardo Campana, nativo della provincia di Napoli, era in servizio alla caserma di via Udine nel maggio del ’45, da dove fu prelevato per essere condotto nel campo di concentramento di Borovnica: vi morì due mesi dopo. Oliviero Del Negro, triestino, militare della Guardia civica, nel dicembre del ’44 era in servizio a Opicina: fu ucciso da una raffica di mitra durante un’imboscata. Giulio Ghersa, di Montona, nell’aprile del ’45 stava lavorando all’acquedotto di Santo Stefano, bisognoso di riparazioni, assieme ad altri operai. Fu catturato dai titini e fucilato. Dario Pitacco, sorpreso dai titini nel maggio del ’45, mentre cercava di issare il tricolore sulla torre del Municipio, dopo la liberazione della città da parte del Cln, fu imprigionato e non si ebbero più notizie.

Sono queste solo alcune delle tristi vicende narrate ieri, nove in tutto, nel corso della cerimonia svoltasi in Prefettura, in occasione del Giorno del Ricordo, imperniata sulla consegna della medaglia della Presidenza della Repubblica ai parenti superstiti di alcuni fra i tanti «che subirono una terribile violenza – dice il prefetto, Giovanni Balsamo – e che ricordiamo dopo una lunga disattenzione».

In prefettura sono state ricordate anche le vittime di quei terribili giorni: Ernesto Vigini, Giovanni Collani, Luigi Chersicla e Ferdinando Alessio. Nella sala principale dell’edificio di piazza Unità, nel corso di un appuntamento tanto breve e sobrio quanto intenso, si sono raccolti i parenti delle vittime, di fronte ai quali si sono schierati, in rappresentanza delle istituzioni, oltre al Prefetto, il sottosegretario triestino Roberto Menia, l’assessore regionale Alessia Rosolen, la presidente della Provincia, Maria Teresa Bassa Poropat, il presidente del Consiglio comunale, Sergio Pacor. «Sono trascorsi decenni – le parole di Balsamo – ma l’intensità dei sentimenti di solidarietà nei confronti di questi caduti è particolarmente forte. Ai loro familiari vada il conforto della solidarietà collettiva. Adesso, con l’istituzione di questa Giornata e con la consegna delle medaglie, che avviene non solo qui a Trieste, la coscienza può riposare, dopo una fin troppo lunga dimenticanza».

I parenti di coloro che furono infoibati dai titini, oppure mandati a morire nei campi di concentramento, si sono accostati uno alla volta al tavolo delle istituzioni per ritirare la medaglia e il documento previsti dal protocollo, in un silenzio di grande commozione. «È vero – spiega Menia – siamo in ritardo, ma confidiamo nel fatto che da questa memoria possa fiorire qualcosa di molto importante e far rivivere la fierezza nazionale».

Ugo Salvini

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