Anche quest’anno, seppur in forma ridotta a causa delle restrizioni dovute al Covid, si è tenuta a Gorizia la cerimonia in ricordo delle deportazioni e delle uccisioni di cittadini goriziani perpetrate durante i 40 giorni di occupazione jugoslava, dai primi giorni di maggio al 12 giugno 1945.
La città infatti, a guerra finita, subì l’occupazione da parte del IX Korpus dell’esercito jugoslavo che, dopo aver proclamato l’annessione della città alla Jugoslavia, impose il coprifuoco, e mentre si susseguivano perquisizioni, requisizioni, saccheggi e arresti deportò e uccise chiunque potesse costituire un ostacolo, vero o presunto, all’annessione di Gorizia alla Jugoslavia .
I goriziani inermi ed atterriti videro centinaia di loro cari, con le mani legate dietro la schiena col filo di ferro, scomparire oltre confine: molti furono uccisi dopo pochi giorni, molti altri morirono a causa delle violenze, delle malattie e delle privazioni in carcere o nei campi di concentramento, dopo mesi oppure anni. Di nessuno di loro si ebbe più notizia, per decenni le famiglie continuarono a chiedere informazioni, a pregare e a sperare ….
Durante la cerimonia del 3 maggio hanno deposto un omaggio floreale davanti al Lapidario con i nomi degli oltre 600 deportati nel parco della Rimembranza il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna, la prof.ssa Laura Stanta Murgia, presidente del Comitato congiunti dei deportati, la prof.ssa Maria Grazia Ziberna, presidente del comitato dell’ANVGD di Gorizia, e Luca Urizio, presidente della Lega Nazionale di Gorizia.
Insieme al sindaco, hanno partecipato alla cerimonia il neoprefetto Raffaele Ricciardi, in rappresentanza di tutte le autorità cittadine, M. Rita Cosliani vicepresidente dell’Associazione italiani di Pola e Istria – libero Comune di Pola in esilio e presidente della Mailing list Histria, e Franco Miniussi, presidente dell’Associazione Giuliani nel mondo.
La prof.ssa Laura Stanta Murgia ha ricordato come “dopo 78 anni i familiari vorrebbero conoscere i luoghi di sepoltura degli eroici e sfortunati uomini e donne che sono stati inghiottiti nel buio e nel silenzio perché italiani’’ aggiungendo che ‘’ nonostante la globalizzazione, internet, i buoni rapporti transfrontalieri e l’Europa unita, regna ancora il silenzio’’, concludendo che ‘’ è nostro dovere ricordare alle future generazioni che l’odio e le violenze provocano terribili tragedie e ferite non rimarginabili in tempi brevi’’.
Al termine della cerimonia, don Ignazio Sudoso ha indirizzato parole di conforto e dopo un momento di preghiera e raccoglimento ha impartito la benedizione.