L’esodo di Egidio Rocchi da Rovigno al CRP di Laterina e a Torino

“Tanta gente partiva, Rovigno italiana si è svuotata e così siamo partiti anche noi – ha detto Egidio Rocchi – eravamo mio papà, la mamma, due sorelle e un fratello, era il 1949, ma la nostra famiglia in Istria era abituata agli esodi, perché i nonni sono stati internati dalle autorità austroungariche nel 1914, fino a Vienna”.

Abbandonata Rovigno, dove siete stati accolti? “Per due giorni siamo stati al campo profughi del Silos a Trieste – ha proseguito il testimone – poi, dopo altri pochi giorni al Centro smistamento di Udine, ci hanno destinato al Centro raccolta profughi (Crp) di Laterina, provincia di Arezzo, siamo stati lì nelle baracche fino al 1953, quando mio padre ed io siamo andati a Torino per cercare lavoro,” prendendo in affitto una stanza e nel 1956 “si è trasferito il resto della famiglia, in un piccolo appartamento in affitto”. Si sa che l’aiuto economico per il trasferimento era di Lire 50mila a testa, per chi non avesse un lavoro; invece, per chi avesse un’occupazione lavorativa, era di Lire 25mila (Nota di Claudio Ausilio).

Come stavate a Laterina? “È stato un trauma. Avevo il mare in faccia a Rovigno – ha aggiunto Rocchi – mentre a Laterina c’erano baracche, prati e per fortuna il fiume Arno, che per noi gente di mare, era come avere una spiaggia; prima si stava in un camerone di decine di persone, con le coperte tirate per fare da parete, poi ci hanno messo in una baracca la n. 1, dove si stava più larghi ed era suddivisa in stanzette”.

Ha qualche ricordo dei calciatori passati per il Crp di Laterina? “Certo, avevamo la squadra di calcio del Centro raccolta profughi – ha risposto Egidio Rocchi – e io ho conosciuto il grande Rudi Volk, campione della Roma, era un piacere parlare con lui, poi ricordo Oliviero Serdoz, della Fiorentina; i calciatori erano per lo più di Fiume e della squadra della Fiumana, ma devo dire che persino gli istriani, abituati alla vita contadina o a quella del pescatore, si sono destreggiati molto bene nel calcio, imparando dai campioni di Fiume”.

Ci sono stati degli screzi con gli abitanti del posto? I profughi erano malvisti? “Ecco, su questa domanda vorrei dire che io non ho visto un cattivo trattamento nei nostri confronti – ha replicato Rocchi – quelli di Laterina erano persone semplici che tutto all’improvviso si son trovati 1.500-2.000 profughi d’Istria, Fiume e Dalmazia, con comportamenti molto diversi da loro; ad esempio le nostre donne erano più aperte nei modi di fare, in estate per loro era normale girare in canottiera, o con le braccia scoperte, per i laterinesi fu un trauma. Poi però le cose si sono adattate, in un capanno (fra la baracca n. 1 e la n. 2)abbiamo preparato una sala da ballo ed erano invitati anche i giovani del posto e si stava assieme. Ci sarà stata qualche scazzottata tra giovinastri, come avveniva nei rioni di Rovigno o in ogni altro posto. Poi noi avevamo diritto a 118 lire al giorno di assistenza per spese personali, che andavamo a spendere in paese, aiutando un pochino l’economia. Noi, in Campo profughi si mangiava tre volte al giorno e vorrei vedere quanti italiani potevano fare lo stesso; non ho brutti ricordi di Laterina, anzi. Pensi che una mia sorella ha sposato un bravo ragazzo toscano, così oggi ho dei nipoti nella zona”.

Ricorda qualche curiosità del Crp di Laterina? “Ricordo che un esule, di origine friulana, spostatosi per lavoro in Istria era finito profugo con noi a Laterina – ha spiegato Rocchi – questo tizio aveva un cane da tartufo, anche il cane era esule; sa, noi non si aveva mai sentito nominare quella parola e abbiamo saputo lì del pregiato tartufo istriano del Bosco di San Marco sul fiume Quieto, vicino a Levade di Portole”.

Siete mai ritornati in Istria, dopo l’esodo? “Sì, certo – ha aggiunto Rocchi – La prima volta sarà stato il 1962, là sono rimasti i miei parenti, le mie nonne erano di lingua slava, per entrare si doveva aspettare il visto, c’erano i controlli alla frontiera iugoslava, perché temevano si portasse roba da vendere. Siamo andati a Rovigno tante volte dagli anni Settanta in poi, anche due anni fa, poi c’è stata la pandemia”.

Conosce l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD)? “Sì e sono socio qui a Torino – ha concluso Egidio Rocchi – facciamo tante attività col circolo del rione di S. Caterina, in via Parenzo angolo via Pirano, fino a poco tempo fa c’era una mostra fotografica su Fiume e sul Crp di Laterina, poi abbiamo presentato tanti libri sul tema dell’esodo, sono venuti a parlare bravi conferenzieri, come Gianni Oliva. Eh sì, siamo molto attivi”.

Fonte orale: Egidio Rocchi, Rovigno 1933, esule a Torino, int. telefonica del 10 maggio 2021 a cura di Elio Varutti, con la preparazione di Claudio Ausilio.

Collezione fotografica: Egidio Rocchi (ANVGD di Torino).

Planimetria del Crp di Laterina riferibile al 1950, ricostruzione del 2015 a cura di Claudio Ausilio e Federico Bracci (ANVGD di Arezzo).

Riferimenti nel web – Federica Crini, “Giorno del Ricordo, il saluto di alcuni profughi istriani dell’epoca: nei ricordi una parte dell’infanzia al campo di Laterina”, on line dal 9 febbraio 2016 su http://valdarnopost.it/

Produzione culturale del Gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Progetto di Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo). Intervista di Elio Varutti (ANVGD di Udine). Testi e Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Claudio Ausilio e Bruno Bonetti. Copertina: Crp di Laterina, da sinistra: Marussi Mauro, Milvia e Marino, verso il 1949. Coll. Egidio Rocchi. Altre fotografie dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – I piano, c/o ACLI – 33100 Udine – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.

Fonte: Varutti e Esuli giuliani, Udine. Storie di Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli e dintorni

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