di MAURO MANZIN
TRIESTE A Bruxelles la Slovenia trova «alleati». Dopo lo stop alla Croazia sul capitolo relativo al diritto societario nella mediazione per l’adesione all’Unione europea perché Zagabria avrebbe, secondo Lubiana, surrettiziamente introdotto documenti relativi al confine marittimo tra i due Paesi che in merito devono ancora trovare un accordo, ora si aggiunge il «niet» di Olanda, Belgio, Gran Bretagna, Danimarca e Finlandia relativamente al cosiddetto «pacchetto giudiziario».
Secondo questi ultimi cinque Paesi europei la Croazia non starebbe collaborando con il Tribunale internazionale dell’Aja (Tpi) dopo la cattura del criminale di guerra Ante Gotovina. Come confermato ufficalmente, del resto, dallo stesso procuratore generale del Tpi, Serge Brammertz. Procuratore che ha lamentato il mancato invio di documenti importanti relativi all’istruttoria dei tre criminali di guerra croati incriminati dal Tpi per l’operazione «Tempesta», ossia, Gotovina, Ivan Cermak e Mladen Markac. Da qui il veto degli altri cinque Paesi i quali attendono ora nuove notizie dal Tpi prima di sciogliere i propri dubbi. A questo punto l’ulteriore fase di mediazione tra Ue e Croazia, stabilita dalla presidenza ceca di turno per il prossimo 27 marzo, diventa molto improbabile.
Intanto la Slovenia si frega le mani. Guardandosi indietro non si trova più sola ad ostacolare l’ingresso della Croazia nell’Ue, fatto questo estremamente importante negli equilibri politici comunitari. Dopo il nulla di fatto dell’incontro bilaterale tra il premier sloveno, Borut Pahor e quello croato, Ivo Sanader al castello di Mokrice il governo di Lubiana, nella complessa e sofisticata «partita a scacchi» diplomatica con Zagabria ha mosso il cavallo. Ha, infatti, deciso di accettare la proposta formulata dal commissario europeo per l’Allargamento, Olli Rehn di una mediazione comunitaria per il contenzioso confinario con la Croazia. «Certo per queste decisioni – afferma realisticamente e furbescamente il premier sloveno Pahor – bisogna essere in due. Noi abbiamo detto di sì e siamo pronti a confrontarci per trovare una soluzione definitiva sul confine marittimo e terrestre con la Croazia. Ora però – precisa – dobbiamo attendere se il governo Sanader darà o meno il proprio beneplacito alla proposta del commissario Rehn».
Insomma, il «cerino» torna nelle mani della Croazia. La quale non si lascia prendere dal nervosismo. Il premier Ivo Sanader annuncia che lunedì prossimo ci sarà un incontro tra governo, capo dello Stato e capigruppo parlamentari per fare il punto sui rapporti bilaterali con la Slovenia. Sanader precisa che all’inizio della sessione informerà i presenti degli esiti e dei contenuti del recente incontro di Mokrice con il «collega» sloveno Pahor. Il premier croato ha comunque salutato benevolmente l’impegno della Commissione europea nel cercare di dirimere la questione, ma ha altresì puntualizzato che la commisione bilaterale sloveno-croata deve continuare a operare per delineare i contorni giuridici del contenzioso. Sanader non si stanca però a definire «irrealistico» il blocco del processo di adesione del suo Paese all’Ue per questioni bilaterali.