Da sabato 12 giugno potrà essere acquistato anche in abbinamento con Il Piccolo di Trieste ed altri quotidiani del Nordest il volume di Ulderico Bernardi “Terre perse. L’amputazione della Venezia Giulia dall’8 settembre al 10 febbraio 1947” (Biblioteca dei Leoni, Villorba 2021) realizzato in collaborazione con l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ed il Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata (CDM).
L’illustre sociologo, emerito dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e spesso coinvolto nelle iniziative dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, stava lavorando alle bozze di questo suo nuovo atto d’amore e di interesse per la storia dell’Istria e del confine orientale quando è venuto a mancare.
Dalla quarta di copertina:
La Venezia Giulia non esiste più.
Tra Alpe e Mare era formata da sei provincie: Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume, Zara.
Due tremende guerre mondiali e un insieme di guerre civili hanno frantumato legami antichi di lingue e culture miste, fino a ingoiare nella storia, come oscure voragini carsiche, la metà di questo territorio.
Il 10 febbraio 1947, con il Trattato di pace imposto dalle grandi potenze alleate, Francia, Inghilterra, Stati Uniti d’America e Unione Sovietica hanno umiliato questa parte d’Italia, la sua intelligenza e il suo lavoro, costringendo all’esodo oltre trecentomila cittadini, prevalentemente di lingua italiana, disperdendoli in una diaspora per tutta la penisola, nell’emigrazione al di là dell’Oceano Atlantico, in Australia e in varie parti dell’Europa.
Resta la memoria, dei vivi e dei morti. Da oltre settant’anni attendono che l’ideale che fu dei Tommaseo, dei Gioberti, dei Mazzini e di ogni europeista si ricomponga e l’unità nella diversità si apra al multiculturalismo, e la pace del pluralismo si affermi in tutta la sua aspirazione a uno scambio di nuova civiltà.