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Camping a Lesina: azienda italiana boicottata (Il Piccolo 08 mar)

«È l’ennesima penalizzazione che colpisce in Croazia investitori stranieri e tra questi gli italiani sono molti. Dopo il farraginoso passaggio dalla legislazione di stampo comunista a quella allineata ai canoni occidentali ora nel Paese le norme sono chiare ed eguali per tutti ma non vengono sempre applicate con i dovuti criteri». Si sfoga così Italo Onofri, viterbese, classe ’35, attivo nell’ex Jugoslavia dal ’93 quale consulente della Compagnia delle Opere e di altre importanti aziende, che ha contribuito a spingere ad investire localmente.

Basato a Zagabria, oltre che ad occuparsi di attività imprenditoriali con la sua Omega Millenium srl è attivo anche quale presidente dell’Associazione umanitaria Ulivo 2.

«Nella mia doppia veste – spiega – ormai da quasi un anno mi trovo davanti a un caso che non esito a definire di malafede e cattiva amministrazione della giustizia, sull’isola di Lesina (Hvar). Dopo che in passato altri italiani sono stati in pratica truffati per circa 1,5 miliardi delle vecchie lire, attualmente ci stanno rimettendo due imprenditori veneti, oltre a una decina di piccoli proprietari terrieri locali letteralmente vessati da una ”macchina” burocratico-speculativa che sembra non si possa vincere».

La vicenda ha origine nel 1979, ancora in epoca titoista, con la nascita di un vasto campeggio nella Baia di San Giorgio (Sucuraj). Dopo complessi passaggi di assetto sociale e di proprietà che vedono sempre nel corso degli anni coinvolto sia come azionista che come manager l’attuale sindaco della cittadina, Ivan Vitali, tuttora detentore del 14% delle azioni della Sucuraj spa, ditta croata che gestisce la struttura turistica, l’anno scorso entrano in scena Fabio e Roberto Dal Maso. I due fratelli di Dolo (Venezia), titolari di attività commerciali, venuti a contatto con Onofri, costituiscono la Nova Mlaska srl e stipulano regolari contratti di vendita o affitto con i proprietari locali dei terreni sui quali sorge il camping da 3 mila posti e 35 mila metri quadri, il cui giro d’affari si aggira sul milione di euro l’anno. L’impegno è di sfrattare l’azienda croata che occupa i loro appezzamenti, accatastati come uliveti, vigneti e orti, e per i quali da 20 anni continuano a pagare le tasse senza ricavarne alcun introito.

Ma a tuttoggi nulla si è ancora mosso. «È una situazione inammissibile – si sfoga Onofri – nella quale si sono verificate anche minacce, sia verso di noi che verso i locali. Vado avanti io, che non ho famiglia; i residenti sono intimoriti dalla Sucuraj srl. Basti dire che quando ci siamo recati sul posto con un notaio che su disposizione delle autorità giudiziarie doveva sovrintendere alle misurazioni dei terreni da parte dei tecnici per la regolarizzazione del nostro contratto, abbiamo dovuto ingaggiare per sicurezza dei vigilanti privati, pur se la polizia nazionale croata era sul posto». Nonostante il dispiegamento di forze, non è stato possibile procedere e gli agenti di Zagabria si sono limitati a verbalizzare la resistenza degli uomini dell’azienda di gestione.

«Anche il tribunale locale – conclude il manager italiano è totalmente passivo. Ci siamo così rivolti all’Ambasciata italiana, che ha inviato una lettera al ministro del Turismo e al giudice competente affichè finalmente si occupi concretamente del caso. Staremo a vedere».

Pier Paolo Garofalo

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