Ben prima che le tragiche vicende delle foibe e dell’esodo scaraventassero migliaia di istriani, fiumani e dalmati a Roma e nel Lazio, passando per le sofferenze dei Centri Raccolta Profughi, rapporti culturali ed artistici avevano saldato l’Adriatico orientale con le coste tirreniche d’Italia. A far tempo dal V secolo d.C., infatti, artisti delle più svariate discipline (pittori, architetti, scalpellini, ecc.) hanno dato grandi soddisfazioni alle committenze laziali e romane: si tratta di un argomento al quale il Comitato provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha dedicato particolari studi e ricerche, che sono stati recentemente aggiornati ed approfonditi.
Contiene perciò interessanti novità la mostra “Arte dell’Adriatico Orientale a Roma e nel Lazio dal V secolo ad oggi”, che è stata inaugurata il 18 luglio a Montalto di Castro (in provincia di Viterbo) e rimarrà esposta sino al 31 agosto, nell’ambito degli eventi che caratterizzeranno la stagione estiva della località della Tuscia. L’esposizione ha ricevuto il patrocinio del Comune e comprende una quarantina di opere di notevole valore presenti nella regione Lazio, sia originali che riprodotte in pannelli fotografici, eseguite da artisti nati in Istria, nel Quarnero o in Dalmazia a partire dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. La comune civiltà, prima latina e poi italica, ha, infatti, continuato a fiorire nell’Adriatico orientale, a dimostrazione del forte legame fra le due sponde e ha dato un notevole contributo alla storia dell’arte.
L’inaugurazione della mostra ha visto gli interventi del Sindaco Sergio Caci, il quale da tempo intendeva organizzare tale evento, dello storico della letteratura Carlo Alberto Falzetti, della professoressa Mirella Triboli, della Corale Santa Cecilia di Montalto di Castro e delle curatrici della mostra. In particolare la Prof.ssa Donatella Schürzel (Presidente del comitato provinciale di Roma dell’Anvgd) ha sottolineato il radicamento e la persistenza della lingua, della cultura e delle tradizioni italiane in Istria, Carnaro e Dalmazia; la Prof.ssa Maria Grazia Chiappori ha evidenziato come l’implosione della Jugoslavia e l’istituzione del Giorno del Ricordo abbiano contribuito a sviluppare gli studi sull’arte italiana dell’Adriatico orientale solo in tempi recenti; la Prof.ssa Barbara Vinciguerra ha spiegato che tutte le principali correnti artistiche contemporanee hanno trovato seguaci nell’Adriatico orientale, pur in assenza di scuole d’arte ed accademie (tipico il caso degli artisti fiumani formatisi all’Accademia di Budapest); la Dott.ssa Giuliana Eufemia Budicin ha, infine, messo in evidenza i molteplici casi di committenza pontificia nei confronti di artisti ed artigiani provenienti dal contesto istriano-dalmata.
Presente all’inaugurazione un folto pubblico proveniente anche dalla Capitale, richiamato dalla particolarità e dalla specificità della mostra. Tra costoro lo scrittore Diego Zandel, l’ambasciatore Egone Ratzenberger, il presidente dell’Associazione Giuliano dalmata nel cuore Oliviero Zoia, Gianclaudio de Angelini Vice presidente della. Associazione per la cultura fiumana, istriana e dalmata nel Lazio, l’esule dalmata Gianni Mattei ed i fotografi Heidi Stortiglione e Gianni Schürzel, che hanno collaborato alla realizzazione del catalogo della mostra.
Unitamente ai messaggi di auguri della Società Dalmata di Storia Patria di Roma, della Società di Studi Fiumani e del Maestro Secondo Raggi Caruz, sono giunti anche quelli del Prof. Giovanni Radossi già direttore del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno d’Istria, di Raul Marsetič, attuale direttore del CRS e di Gianclaudio Pellizzer dell’Unione Italiana di Rovigno.
La mostra è ospitata presso il Complesso monumentale San Sisto (sala piccola), è aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 9:00 alle ore 13:00; il pomeriggio è visitabile su appuntamento telefonando al n. 0766870195. È anche disponibile il catalogo della mostra (offerta mostra 12,00 €), il quale ha ricevuto il primo premio nella sezione Ricerche storiche e Storia dell’arte del Premio Tanzella 2020.
Lorenzo Salimbeni