Ritengo che si debba, noi ricercatori delle società di studi e associazioni giuliano dalmate, mantenere ancora la cifra di 10.000-12.000 vittime della repressione Jugoslava nella Venezia Giulia, a Fiume e in Dalmazia nel periodo 1943-1947: da questa cifra vanno estrapolati gli infoibati. Ma le altre vittime non sono da meno. Affermare solo 5.000 vittime, come ripete Raoul Pupo su “Il Piccolo” di oggi è riduttivo, perché nessuno storico in Italia ha in mano dati certi …non avendo mai fatto ricerche congiunte con la controparte slovena e croata.
Faccio solo un esempio per Fiume. Contando le vittime raccolte da Luigi Papo nell’ Albo d’oro dei caduti dopo il 1945 in tutta la Venezia Giulia e Zara si arrivava a stabilire una cifra di circa 320 vittime. Ebbene dopo la ricerca italo-croata della Società di studi fiumani con l’Istituto nazionale croato per la storia nella quale ero pienamente coinvolto, nel 2002 si contarono a guerra finita per Fiume e dintorni 575 vittime, quasi il doppio rispetto a Papo. Pupo e altri non hanno mai svolto una simile ricerca per l’Istria o per Zara, forse per Gorizia e Trieste, ma i dati che espongono lui e altri di 5.000 o 6.000 sono al ribasso, per il motivo che spiegavo con il caso di Fiume.
Occorre fare una nuova ricerca a 360 gradi con le controparti slovena e croata, prima di affermare con certezza il numero di 5.000 vittime italiane in Venezia Giulia poco prima della fine della Seconda guerra mondiale e a guerra finita.
Marino Micich
Archivio Museo storico di Fiume-Società di studi fiumani e membro della Commissione tecnico scientifica istituita presso la Presidenza del Consiglio per la concessione di una onorificenza ai congiunti degli infoibati e altre categorie di vittime per mano Jugoslava ex L. 92/ 2004 Giorno del Ricordo.
Il Piccolo – 22/09/2021