di Renato De Fanti
Sono gli esuli giuliani,istriani e dalmati ai quali finalmente, dopo le tragedie della pulizia etnica e delle stragi,si restituisce voce e riconoscenza alla fine di un lungo oblio. Eppure erano e sono italiani di sangue e di storia.
Abbiamo pregato con loro nel giorno della memoria, il 10 febbraio, quando l’intera nazione li ha ricordati per le loro sofferenze e lutti. Nella chiesa di San Rocco, Piazza dei Martiri in Belluno, alla messa celebrata da don Carlo Onorini, nobile figura di sacerdote e per di più istriano, ampia presenza di protagonisti e discendenti accompagnati dalle massime autorità cittadine, il prefetto, il vice sindaco e rappresentanze militari e civili.
Non poteva mancare l’Associazione Bellunesi nel Mondo consapevole per diretta conoscenza circa la dispersione dei profughi nel mondo fra i nostri concittadini,gente valorosa e sfortunata, specialmente in Australia, Canada, Argentina ed altrove.Un sentimento profondo di grande stima e riconoscenza. Dovevano andarsene, sparire:erano italiani. Non era soltanto il piroscafo Toscana a traghettarli da una sponda all’altra, ma anche le tradotte provenienti dalle terre dell’Est. Per cognizione diretta ho avuto occasione di vedere personalmente in quale modo venivano accolti e bistrattati e non solo al crocevia ferroviario di Mestre ma anche a Bologna e oltre, senza soffermarsi sui campi di detenzione. Sono trascorsi oltre sessant’anni; di buono appare che se ne parli senza reticenze ed alla luce della sola verità esistente. Le guerre sono tutte sbagliate e frutto di follia umana, ma si alternano, scoppiano e nella cruda logica del confronto la vittoria ha sempre cento padri e la sconfitta irrimediabilmente orfana.Anche se il tempo con il suo scorrere lenisce lutti e sofferenza, almeno ora che esiste il dialogo tra gli stati contermini,vengano riconosciuti i giusti indennizzi materiali perla perdita di ogni bene allora posseduto ed espropriato.
