di MATTEO UNTERWEGER
Incertezza. La parola chiave è questa, con il mondo dell’istruzione ostaggio degli annunciati tagli del governo e di comunicazioni che giungeranno da Roma solo nelle settimane a venire. Così, intanto, c’è chi le sorprese dell’ultima ora sceglie di prevenirle e guarda altrove. Sono sempre di più, infatti, le famiglie residenti nella provincia di Trieste, precisamente nel comune di Muggia, che decidono di iscrivere i propri bambini alla scuola elementare con lingua di insegnamento italiana di Crevatini. Una novità che potrebbe non rimanere isolata in un’Europa che si allarga sempre più.
IL PERCHÉ Una sorta di mini-fuga verso la Slovenia: il paesino, infatti, è sistemato poche centinaia di metri oltre l’ex confine di Chiampore. A cosa si deve questa tendenza? Alla maggiore sicurezza di vedere confermata l’offerta formativa presentata nei mesi scorsi. Sì, perché in Italia molto è stato ipotizzato, in primis sul numero e le caratteristiche d’orario delle nuove classi: tuttavia, si attendono entro giugno le assegnazioni ufficiali dell’organico del personale docente, collegato ai provvedimenti annunciati dal governo e alle indicazioni del ministro Mariastella Gelmini. In sintesi, il rischio che qualcosa non vada come preventivato c’è: ecco perché qualcuno preferisce allora la proposta slovena, considerata la vicinanza a casa. Una risposta implicita, insomma, nei confronti delle strategie dell’esecutivo italiano.
PROSSIMO ANNO «Nell’anno scolastico 2009-2010 saranno sette, su 14 nuovi iscritti totali (gli altri appartengono alla minoranza italiana in Istria, ndr)», i giovanissimi alunni residenti a Muggia e dintorni che inizieranno il loro percorso didattico primario in Slovenia, invece che in Italia. A confermarlo è direttamente Sonja Mayer, la responsabile della sede periferica (quella di Crevatini appunto) della scuola «Pier Paolo Vergerio il Vecchio», la cui base di riferimento si trova invece a Capodistria. Già all’inizio dell’annata in corso, dall’Italia erano arrivati cinque bambini. Un fenomeno già avviato, per questioni di comodità logistica (da casa si raggiunge la scuola in pochi minuti) e magari anche da una possibilità di apprendimento in più, quella legata all’insegnamento della lingua slovena.
OFFERTA La scuola Vergerio di Crevatini propone un programma sostanzialmente di pari livello rispetto a quello delle vicine realtà del territorio muggesano. I libri di testo sono italiani, la lingua che si parla informalmente nei momenti di relax come durante le lezioni è sempre l’italiano. A ciò, si aggiungono le ore riservate a quella che viene inquadrata non come lingua straniera (che è l’inglese) ma «dell’ambiente», nel caso specifico appunto lo sloveno. Solo queste materie presuppongono la presenza di docenti ad hoc, per il resto c’è – come afferma la Mayer – «la maestra unica». Probabilmente la Gelmini farebbe i salti di gioia, sentendo queste parole.
IL SISTEMA Alla Vergerio ogni bambino affronta cinque anni di lezioni, che coincidono con il percorso classico per l’Italia della scuola primaria o, mettendo da parte il gergo tecnico, elementare. In realtà, dai sei anni in poi, lo schema didattico sloveno si articola in un triplice triennio che si chiude dopo nove anni, lanciando ogni alunno verso la scuola superiore. Sostanzialmente elementari e medie rappresentano un unicum che, continuando con il paragone, dura un anno in più del tragitto italiano. A Crevatini si possono completare il primo triennio e due terzi del secondo, poi bisogna decidere se continuare a Capodistria o rientrare in Italia e iscriversi alle medie.
BUROCRAZIA «Abbiamo parlato con il ministero, a Lubiana, e ci hanno assicurato che in Italia i cinque anni frequentati da noi vengono riconosciuti regolarmente. A maggior ragione adesso che i confini non esistono più», spiega ancora Sonja Mayer. Una conferma ulteriore arriva anche da Marisa Semeraro, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo «Giovanni Lucio» di Muggia: «Ho sottoposto la questione della residenza e quindi della competenza territoriale scolastica sui bambini di queste famiglie ai miei superiori. Mi hanno risposto come la scelta di optare per la scuola di Crevatini sia equiparabile a quella dell’istruzione parentale». Una condizione, quest’ultima, che si concreta quando i genitori decidono per l’insegnamento privato: il giovane apprende direttamente da loro tra le mura di casa per sostenere infine un esame di idoneità davanti a un’apposita commissione.