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Trieste: il Territorio libero esiste ancora (Il Piccolo 08 apr)

LETTERE

Il mio caro ex collega Guido Placido esprime il suo rammarico per la decisione presa dal Tar del Lazio di respingere il ricorso di quell’associazione che vuole il Porto Vecchio destinato ad attività estremamente portuali stante il regime di Porto Franco, con l’asserzione che «venuta meno l’ipotesi del Territorio libero di Trieste, non esiste regime di extra-territorialità» né di «giurisdizione autonoma».

Scrivendo poi che la nostra circoscrizione – e cioè la Zona A – «avrebbe invece assoluto bisogno di un ordinamento autonomo per potersi sollevare dallo stato di limitata produttività da tempo raggiunta» gli faccio notare che tale ordinamento esiste e sono le clausole del Trattato di Parigi del 1947 (o Trattato di Pace) divenuto legge dello Stato italiano col n. 3054 del 25/11/1952 e mai abrogata. Quindi il TlT legalmente esiste tuttora pur se inserito nell’amministrazione italiana la quale avrebbe il dovere di applicare tutti quei punti di sua competenza, Porto Franco compreso contemplato dall’Allegato VIII.

Se la Germania ha conferito a una parte del suo territorio di costituirsi nello Stato libero di Baviera con un proprio presidente, governo, parlamento e bandiera nonché stabilire accordi con l’estero, altrettanto dovrebbe fare l’Italia con Trieste che ha un suo Statuto bell’e pronto (quello del TlT), ha la sua bandiera rosso-alabardata e che avrebbe così i suoi rapporti con Roma (non più di sudditanza) alla stregua di quelli di Monaco con Berlino.

Ma la politica italiana, sotto qualsiasi governo, ha sempre impedito il libero sviluppo emporiale di Trieste a salvaguardia dei propri interessi nazionali. «No se vol»; e per fare ciò non si manca neanche di violare la propria legge, come la 3054/52 da considerarsi grida manzoniana: il Porto Vecchio, come tale, va distrutto e trasformato in cose del tutto diverse come è già stato fatto con molte altre risorse che erano l’orgoglio di Trieste. Come vedi, caro Placido, questa è la verità; e le nostre contestazioni hanno purtroppo il ruolo di Don Chisciotte.

Stelio Tenci

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