Pubblichiamo in occasione dell’anniversario della morte del giovane aviatore Egidio Grego (Orsera 23 Gennaio 1894 – Jesolo 23 Novembre 1917) un articolo a cura di Anna Maria Crasti, esule istriana, che ringraziamo per la gentile concessione.
Patimmo per vincere, lottammo per vincere (Gabriele d’Annunzio).
Scrivi col sangue e imparerai che il sangue è spirito… (Friedrich Nietzsche).
Patimmo…lottammo per vincere. Questa frase avrebbe potuto pronunciarla anche Egidio Grego o qualsiasi altro irredento istriano fiumano triestino friulano dalmata che abbia sofferto combattuto e donato la propria vita alla Patria. Ma non si può parlare di Egidio senza raccontare che cos’era l’Aviazione italiana di prima e durante il primo conflitto mondiale: il nostro è stato un aviatore già prima di esserlo; il suo unico desiderio era quello di volare: Darei tutta la mia giovinezza per volare.
L’aviazione della Regia Marina nasce nel 1913 con l’acquisto di cinque idrovolanti Franco British Aviation FBA. Allo scoppio della guerra le forze aeree italiane sono divise in Aeronautica dell’Esercito e Aeronautica della Marina.Aviatori, dirigibilisti ed aerostieri fanno parte del Corpo Aeronautico Militare e, poiché provengono da tutte le Armi di terra e di mare, rimangono nei ruoli dell’Arma di origine.In quell’anno la Regia Marina ha a disposizione 15 idrovolanti distribuiti tra Alto Adriatico-Venezia, Isola di S. Andrea, Porto Corsini- e Basso Adriatico, dove si disponeva di 2 Curtiss, navi predisposte per l’impiego di idrovolanti per recuperarli.
Alcuni di questi mezzi non sono adatti al combattimento ed altri non sono in grado di volare. Subito dopo l’entrata in guerra del Regno d’Italia, la Regia Marina costituisce a Grado una “Stazione Idrovolanti” che, più tardi, si troverà vicino al Porto, quando arriveranno gli FBA francesi che collaboreranno con gli Italiani fino al 1917, all’arrivo degli idrovolanti italiani.
Da Grado partono le missioni sui cieli di Trieste. Dalla cittadina parte, quale ufficiale osservatore, Gabriele d’Annunzio che, a causa di un ammaraggio troppo violento, subirà un trauma che causerà al Vate la perdita della vista all’occhio danneggiato.
La Stazione Idrovolanti di Grado è molto vicina al confine austriaco e gli aerei che da là decollano causano molti danni: la cittadina con i suoi dintorni subisce, in 2 mesi, 4 bombardamenti.
Per ritorsione gli idrovolanti italiani bombardano l’Arsenale di Trieste danneggiandolo gravemente. A fine 1916 la Regia Marina, in Alto Adriatico, dispone di 26 mezzi aerei, nel Basso Adriatico di 33.
I nostri piloti sono coraggiosi tanto che volano fino a 30 chilometri sulla terra ferma, consci che anche una minima avaria avrebbe comportato la loro cattura, se non la morte. Nella decima battaglia dell’Isonzo, sul Carso, nel 1917, combattono molto lontani dal mare. Dopo la disfatta di Caporetto la Stazione di Grado viene velocemente spostata a Venezia: tutte le Stazioni Idrovolanti nell’Alto e Basso Adriatico vengono potenziate; alla fine della guerra ci saranno 40 stazioni operative.Durante il conflitto la Regia Marina compie circa 15.000 operazioni, con 132 aerei abbattuti e 37 dispersi. Ed è questo il momento di iniziare a raccontare di Egidio Grego, giovane pilota di una “macchina volante”.Egidio nasce ad Orsera d’Istria nel gennaio 1894 da una numerosa famiglia benestante, tra fratelli e sorelle sono in otto, una, come in quasi tutte le case istriane, si chiama Italia. Va a studiare a Capodistria dove vivono i suoi parenti Grammaticopulo dei quali è frequente gradito ospite. Ottiene il diploma magistrale. Allo scoppio del conflitto, nel 1914, quale suddito asburgico, viene chiamato alle armi ed inviato alla Scuola Allievi Ufficiali di Gorizia, dove incontra il cugino Ernesto Grammaticopulo.Come molti altri allievi ufficiali irredenti, in una notte del dicembre 1914, con il cugino, attraversa a nuoto il fiume Aussa che segna il confine tra Regno d’Italia e Impero austro-ungarico.
Per l’Impero è un disertore, come tutti coloro che fuggono in Italia e, come tutti, prende un altro nome. Dapprima Egidio si chiama Attilio Monadi e, poi, Otello Cigoli. Il 6 giugno 1915 si arruola nell’Esercito italiano, volontario: fa parte del 35. Reggimento Fanteria “Brigata Pistoia “. Il 19 luglio partecipa ad un’azione sul Monte Calvario e per il suo comportamento viene decorato diMedaglia di bronzo al Valor Militare…volontariamente fece parte di un drappello che operò più volte la distruzione dei reticolati nemici.18-19 luglio 1915; è tra i valorosi che ripetono quest’operazione anche il giorno seguente.Viene nominato ufficiale del 74. Reggimento Fanteria “Brigata Lombardia”. Nel giugno 1916 il suo battaglione, del quale è comandante di un gruppo di mitraglieri, viene sorpreso ed Egidio viene fatto prigioniero. Non viene riconosciuto e dopo alcuni giorni riesce a fuggire.Ma combattere non gli è sufficiente; il suo unico desiderio è volare. Scrive ad un amico aviatore: “Se ti fosse in qualche modo possibile di farmi venire con te, fallo, ti prego, darei tutta la mia giovinezza, il mio grande entusiasmo.”In suo favore interviene il suo grande amico capodistriano Nazario Sauro e, nel luglio 1915, diventa osservatore d’aeroplano alla 253. Squadriglia al comando del tenente di vascello Federico Martinengo, a Grado.Già in agosto Egidio si guadagna una seconda medaglia. Medaglia di bronzo al Valor Militare al sottotenente di fanteria Egidio Grego il quale, osservatore di idrovolante, durante un’azione di bombardamento eseguita in pieno giorno in mezzo al fuoco di numerose artiglierie contraeree, dette prova di calma e di ardimento. Trieste 15 agosto 1915È il miglior osservatore della squadriglia. Nella Regia Marina l’osservatore è l’ufficiale comandante, il pilota, un sottufficiale, è considerato un semplice timoniere.Egidio compie anche un atto temerario. Racconta il pilota Egidio Parodi che il nostro, sbarcato da una nave nei pressi di Parenzo- città che dista non più di quattro miglia marine da Orsera – tenta di incendiare gli hangar degli idrovolanti che bombardano Grado e Venezia. Ma una sentinella lo scorge e lo fa desistere dall’azione.
Questo tentativo fatto a Parenzo fa capire il coraggio di Egidio. Orsera è vicinissima a Parenzo e, se preso, lo avrebbero certamente riconosciuto e mandato immediatamente al capestro, quale disertore.Nella decima e undicesima battaglia dell’Isonzo si distingue nella scorta dei “monitori “, navi inglesi dotate di cannoni di grosso calibro.Si merita un elogio Dal Bollettino dell’Emigrazione Adriatica e Trentina…I volontari Egidio Grego e E. Mosca vengono elogiati per aver eseguito con ardimento…la protezione delle nostre navi…e per aver compiuto di pieno giorno e sotto vivissimo fuoco…il bombardamento delle navi nemiche…Combatte spesso sui cieli di Trieste e per un’ulteriore azione si guadagna la terza medaglia al Valor Militare; la terza medaglia è d’argento. …Noncurante del pericolo assolveva il suo compito…danneggiandoun apparecchio avversario…mitragliò a Trieste, a 500 metri di quota, una torpediniera nemica facendola fuggire ed abbandonandola al giungere di due apparecchi da caccia…rimanendo colpito nell’apparecchio e nel motore. Trieste, agosto-settembre. Costa istriana 23 settembre 1917A seguito della disfatta di Caporetto arriva l’ordine di lasciare la base di Grado e trasferire uomini e mezzi a Venezia.
Giunge per Egidio il momento di lasciare Grado ma le condizioni del tempo sono pessime; lo si consiglia di raggiungere la città lagunare via terra e di abbandonare il suo aereo. Ma non lo fa, vuol portare in salvo il suo mezzo e, per la prima volta, lo pilota fino a Venezia.
Dalle testimonianze si sa che viene promosso, sul campo, pilota. Gli aerei di base a Venezia hanno il compito di distruggere i ponti che gli austriaci costruiscono sul Piave, per invadere il Regno d’Italia.
I soldati asburgica sono fortemente ostacolati dall’aviazione italiana; per questo motivo viene mandata sul Piave una squadriglia di Albatross al comando del Capitano Godwin Brumowsky che ha già abbattuto trenta aerei.
La generosa, impavida giovinezza di Egidio è giunta alla fine. Il 23 novembre 1917, con osservatore il Capitano Pietro Baggio, Egidio sta dirigendo il tiro dei nostri cannoni; viene attaccato dalla squadriglia, formata dai tre caccia di Brumowsky e viene colpito dal Sottotenente Franz Graser, altro asso dell’aviazione austriaca con diciotto vittorie aeree conseguite.
Egidio Grego e Pietro Baggio precipitano con l’aereo in fiamme nelle paludi di Cavazuccherina-Jesolo. I caccia austriaci erano più potenti e molto più veloci dei nostri idrovolanti, potevano raggiungere i 220 km orari.
Il Guardiamarina Paolo Monterra così scrive: un nostro aereo venne abbattuto in fiamme, lo pilotava un mio carissimo amico. Grego Egidio da Orsera, cugino di Grammaticopulo Capodistriano, anch’egli caduto, abbattuto da aerei austriaci.Egidio viene sepolto a Venezia, gli viene concessa la medaglia d’argento al Valor Militare con la seguente motivazione. Non ancora pilota, pilotava un idrovolante portando in salvo il suo apparecchio …nel compimento di una missione, precipitava con l’aereo in fiamme, chiudendo così una vita di valore, dedicata alle sue aspirazioni di Italiano irredentista. Piave e Sile, 23 novembre 1917.Il 24 maggio 1919, data piena di significato, grazie ad una sottoscrizione, la salma viene traslata ad Orsera con una nave della Regia Marina. La cerimonia è commovente. I suoi compagni, con i loro idrovolanti, sorvolano il paese, lasciando cadere fiori e volantini: Egidio Grego, i tuoi compagni d’arme, compagni di fede benedicono alla tua Santa Memoria, a chi Ti diede per la Patria e spargono fiori…sul popolo che Ti onora riverente…Onore, Gloria, Ogni Plauso a Te…o vanto di Orsera, orgoglio dell’Istria, eroe bello e sublime d’Italia.Prenderanno il suo nome l’Aeroporto di Gorizia e l’Aero Club di Fiume. Nel marzo 1942 gli verrà dedicato l’Aeroporto di Portorose. Tutti e tre cambieranno nome dopo il 1945.
Fino a quando Orsera sarà italiana, la piazza principale avrà il suo nome. Egidio Grego è caduto a ventitré anni per “rendere Trieste alla Patria “. Sfidare il nemico tagliando, volontario, i reticolati era avere animo forte; volare a bassa quota sui cieli di Trieste era essere coraggioso.Nel nostro piccolo cimitero di Orsera c’è ancora la sua tomba, una delle tre “tutelate “dallo Stato italiano che non le tutela. Ma gli esuli orsaresi, nonostante (e per) l’abbandono di quel monumento, si fermano con devozione a pregare, la ripuliscono dalle erbacce e tentano di conservarla.Quella tomba “parla” e racconta che Orsera e l’Istria sono state italiane, anche se per troppo poco tempo. Egidio non è riuscito a vedere il suo paese divenuto italiano, la via di accesso “Via della Redenzione “e il nostro tricolore sventolare dalle case. Anche per il suo valore gli istriani sono divenuti quello che volevano e sentivano di essere: italiani.A tener viva la memoria di Egidio ha contribuito il prof. Davide Rossi, di ascendenza orsarese. Il suo saggio “Utopie e diritti nel costituzionalismo dannunziano “contenuto in “La sola ragione di vivere “lo ha firmato con il nome Egidio Grego. Per onorarne il ricordo.
Anna Maria Crasti
Immagini d’epoca della traslazione della salma di Egidio Grego a Orsera
Fonte: Como Live, Resegone Online, Valtellina News, Varese in Luce.