Il 7 ottobre 1571 nelle acque di Lepanto molteplici erano gli istriani e i dalmati che combatterono sotto le insegne della Serenissima Repubblica di Venezia nella flotta della Lega Santa che sconfisse l’Impero Ottomano.
Alvise Cippico da Traù, comito della galea n. 39 dell’ala destra: per insegna “una donna con un mozzo di serpe in mano”.
Giovanni de Dominis, comito del legno di Arbe, posta al n. 40 dell’ala destra: “San Giovanni con la Croce in mano”.
Cristoforo Lucich, comandante la galea di Sebenico, n. 22 della retroguardia: “San Giorgio a cavallo”.
Girolamo Bisanti da Cattaro, comito della galea n. 10 del corno destro : “San Trifone con una città in mano”.
Giovanni/Zuanne Balzi da Lesina, galea n. 24 del corno sinistro: “San Girolamo”.
Domenico di Tacco istriano, comito della nave n. 15 del corno sinistro: “Liona con mazza”, il cui equipaggio era costituito in prevalenza da capodistriani.
Colane Drascio di Cherso, comito della galea n. 8: “Nicolò la corona”.
Perasto “fedelissima” era, inoltre, presente con i gonfalonieri stretti attorno al gonfalone della nave ammiraglia della Serenissima: erano dodici e otto di essi caddero in battaglia.
Seguiamo pertanto con interesse la polemica scaturita a Monteforte d’Alpone (provincia di Verona) attorno alla decisione di intitolare alla Battaglia di Lepanto un parco giochi. A sostegno della decisione presa dalla maggioranza del Comune veneto c’è l’On. Vito Comencini, il quale tra l’altro è uno dei parlamentari che si sono recentemente impegnati per il rifinanziamento triennale della L. 72/2001 “Interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia”. [LS]