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Foibe non sono pagine bianche (Il Piccolo 20 apr)

LETTERE

Il Papo, nella sua lettera del 27 marzo, tenta di farmi passare per un pazzo che legge delle pagine bianche. Certo che dei lettori de Il Piccolo quasi nessuno potrà controllare, a distanza di 20 anni, un testo stampato in pochi esemplari. Le cifre degli infoibati citate dal Papo, poche centinaia, che lo imbarazzano oggi, sono inserite nell’elenco di circa 20.000 nomi di caduti, dalle battaglie in Russia e Africa ai lager nazisti. Troppo pochi per parlare di «pulizia etnica».

Vengo a sapere dal sig. Papo che nell’edizione successiva quelle pagine sono bianche. Ma in quella da me posseduta, del 1989, non sono bianche. Sparite quelle pagine che il Papo dice bianche, aiutato dai Minoli e Vespa e dalle fiction televisive, ecco che l’elenco di 20.000 morti è stato frainteso come quello degli infoibati. Che restano comunque poche centinaia, come riprovano le medaglie alle famiglie degli infoibati. Messi a tacere quelli che ne sanno di più, da Galliano Fogar al prof. Guido Miglia, censurata l’Anpi, censurati gli storici, censurato l’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione del Friuli Venezia Giulia, il Papo è assurto come vate della storia.

Ricordo altresì che il Papo non è super partes, essendo nell’elenco dei criminali di guerra richiesti dalla Jugoslavia e mai nemmeno processati in Italia. Come scrisse l’ambasciatore Quaroni nel ’46: «occorre esagerare i crimini jugoslavi» per salvare i nostri criminali di guerra (lettere rintracciate dagli storici Focardi e Klinckhammer in un armadio del ministero, uno dei vari armadi della vergogna).

Fabio Mosca

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