Si è svolto oggi presso il Ministero degli Esteri il tavolo tecnico che ha visto sedere a confronto il Governo e le associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati per discutere ed approfondire alcune delle questioni evidenziate nella riunione di apertura del 5 febbraio scorso.
Punto prioritario all’ordine del giorno era quello relativo alle restituzioni ma si è discusso anche delle problematiche connesse alle sepolture italiane ed ai beni cimiteriali in Slovenia e Croazia, sul rifinanziamento della Legge 193 per la sovvenzione delle attività culturali degli esuli, sulle opere d’arte evacuate nel 1941 da un’area istriana poi divenuta Zona B del Territorio Libero di Trieste al fine di preservarle dagli eventi bellici e depositate dapprima a Villa Manin di Passariano (Ud) e poi, per lunghi anni, a Palazzo Venezia a Roma.
A presiedere il tavolo il Sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica, presenti il Sottosegretario all’Economia Alberto Giorgietti ed alcuni ambasciatori come Laura Mirachian, Direttore Generale per i Paesi dell’Europa, e Daniele Verga, già per lunghi anni rappresentante diplomatico in Slovenia.
Per la controparte, la Federazione delle Associazioni degli Esuli era rappresentata da una delegazione capeggiata da Lucio Toth, mentre l’Unione degli Istriani era rappresentata dal Presidente Massimiliano Lacota accompagnato dal cap. Silvio Stefani; era infine presente il gen. Silvio Mazzaroli, Sindaco del Libero Comune di Pola in Esilio.
Sul tema delle sepolture, il Sottosegretario Mantica ha chiesto ai rappresentanti delle associazioni ed all’I.R.C.I. di fare il punto della situazione, sottolineando le principali criticità e le tematiche rilevanti. Sono così state esaminate molteplici casistiche specifiche e la situazione di alcuni cimiteri, principalmente della zona istriana poiché nel fiumano ed a Zara, in cui sono presenti all’incirca 1/5 delle sepolture complessive, esistono dei madrinati che già adempiono esaustivamente al servizio di tutela e monitoraggio. L’Unione degli Istriani ha richiesto espressamente una particolare attenzione circa gli accordi che spesso vengono stipulati con i comuni istriani o con le aziende cimiteriali per la realizzazione dei lapidari, fatto che troppo spesso incoraggia le amministrazioni slovene e croate a rimuovere le lapidi italiane per decentrarle nelle aree di conservazione distaccate dal cimitero principale. Il Presidente Lacota ha inoltre esplicitamente richiamato all’attenzione il fatto che sull’intera massa di cimiteri istriani l’opera di monitoraggio viene effettuata dal solo I.R.C.I. grazie ai finanziamenti delle associazioni che lo compongono mentre le organizzazioni dei rimasti, presenti sul territorio, non solo non provvedono ad operare direttamente ma neppure stanziano parte degli introiti per finanziare l’attività di tutela. La proposta dell’Unione degli Istriani è stata, pertanto, che il Ministero solleciti con urgenza l’Unione Italiana incentivandola a stanziare dei fondi dedicati annuali, ‘addottando’ un cimitero per esercizio fiscale.
Per quanto relativo alla legge 193, il sen. Mantica ha comunicato come si prevedano degli ingenti tagli sugli stanziamenti a favore delle attività culturali delle associazioni degli esuli – e proporzionalmente a quelle dei rimasti – che porterebbero l’ammontare complessivo dei liquidi a disposizione dall’attuale 1.550.000 ad 1.380.000 euro. A ciò si unisce la probabile difficoltà nel reperire la copertura finanziaria della legge in occasione del previsto rinnovo della stessa.
Mantica ha comunque assicurato il proprio impegno nel tentare di garantire il rinnovo della legge con il mantenimento delle cifre attuali non ridotte.
Sulla questione delle opere d’arte, attualmente conservate a Roma e parzialmente esposte a Trieste, il Governo ha riferito di aver ricevuto alcune richieste di restituzione da parte di ordini religiosi originariamente proprietari. L’Unione degli Istriani si è dichiarata fermamente contraria alla restituzione finanche di singoli pezzi ed ha ribadito la propria contrarietà all’organizzazione di mostre temporanee itineranti in Slovenia senza il preventivo riconoscimento della proprietà italiana da parte della vicina repubblica. Ha inoltre proposto che le opere vengano conservate ed esposte nel Civico Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata di cui sono stati recentemente conclusi i lavori di restauro dell’edificio.
La riunione si è surriscaldata quando il Sottosegretario Mantica ha esplicitato la precisa volontà che il citato Museo istriano di Trieste divenga, una volta allestito, un luogo di incontro tra culture e non un museo del solo esodo; a tale scopo si riterrebbe necessaria la presenza dei rimasti e delle altre etnie per completare il quadro più complesso della variegata civiltà istriana, appunto.
A ciò si è opposto fermamente Lacota dichiarando come l’Unione degli Istriani non possa condividere nel modo più assoluto tale visione, essendo essa contraria allo spirito che spinse alla nascita e che guidò coloro che curarono lo sviluppo embrionale del progetto, sino all’unltima riunione del Consiglio di Amministrazione dell’I.R.C.I. di poche settimane fa. La questione, dopo un acceso dibattito, è stata congelata ma la Libera Provincia dell’Istria in Esilio ha promesso che vigilerà con estrema attenzione sugli sviluppi in tale direzione.
E’ stata quindi la volta del Sottosegretario Giorgetti che ha riepilogato brevemente il punto della situazione indennizzi, tracciando un’istantanea puntuale sulle problematiche inerenti ai pagamenti da effettuarsi ai sensi della Legge 137 entro il 2010; Giorgetti ha rimarcato come il personale sia insufficiente per l’espletamento delle pratiche e come la questione si intersechi con gli indennizzi ai profughi dalla Libia.
Si è infine trattato il tema delle restituzioni, al quale proposito l’Unione degli Istriani ha presentato un approfondimento circostanziato e dettagliato del noto dossier sui 1411 casi di beni liberi e restituibili nella Zona B. Lacota ha inoltre ribadito come egli ritenga punto inamovibile il documento siglato durante la riunione dell’esecutivo della Federazione del 12 ottobre 2005 – allora l’Unione degli Istriani non aveva ancora abbandonato la compagine – e siglato da tutti i rappresentanti e delegati presenti, che richiede come punto fermo la denuncia e la rinegoziazione dell’Accordo di Roma. Purtroppo, il Governo intende chiudere la questione quantomeno con la Slovenia ed ha deciso di rimandare la discussione sul tema ad una prossima riunione a metà maggio, prima di un’incontro internazionale con il Governo Croato calendarizzato a fine mese.
“Non sono soddisfatto poiché temo che si riproponga il solito cliché” ha commentato il Presidente Lacota, “che abbiamo già sperimentato nei tavoli degli anni precedenti. Nonostante la preannunciata snellezza ed operatività rivedo i tristi rimandi e le lungaggini burocratiche di sempre”.
Il Presidente dell’Unione degli Istriani ha paventato una manovra di rallentamento in relazione all’attesa sentenza della Corte Suprema Croata in merito alla discriminazione sulle restituzioni. Il Sottosegretario Mantica ha fatto esplicito riferimento infatti ad un accordo italo-croato sulle restituzioni che è, però, funzione della risposta positiva del massimo organo legislativo croato e la lunga attesa della setntenza in oggetto risulta, pertanto, di certo detrimento agli interessi degli esuli.
“Gli auspici erano buoni”, ha rimarcato Lacota al termine della riunione, “ma mi aspettavo ben altro in risposta ai dati precisi che, in due tornate, l’Unione degli Istriani ha fornito al Ministero sui beni liberi”.
UNIONE DEGLI ISTRIANI