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Reja sogna uno sport che unisca italiani e sloveni (Il Piccolo 23 apr)

L’EX ALLENATORE DEL NAPOLI OSPITE DEL KULTURNI DOM
Reja sogna uno sport che unisca italiani e sloveni

Gorizia. Sono arrivati in molti addetti ai lavori dalla Slovenia ad assistere all’incontro organizzato al Kulturni Dom con l’ex allenatore del Napoli, il lucinichese Edy Reja. Ospite anche il presidente provinciale del Coni Giorgio Brandolin. Scontata quindi la domanda se accetterà l’incarico di commissario tecnico della Slovenia. «È un’ipotesi di cui si parla da diverso tempo – la risposta – ma in questo momento volgio solo staccare la spina. Allenare per cinque il Napoli è come farlo per 50 con altre società. Voglio quindi per un periodo godermi la mai terra e poi si vedrà». Edy Reja è stata una sorpresa. Bravo come allenatore, visti i risultati conseguiti nella sua carriera, ma bravo anche come oratore.

Nei tanti argomenti trattati ha sempre saputo andare a fondo delle cose. Mai superficiale e sempre molto attento. Si è soffermato sulla crisi di “vocazioni” dello sport locale la causa principale, a suo avviso, è il benessere. «Quando eravamo giovani avevamo ben poco – dice – giocavamo a calcio con palloni di stracci ed era il massimo. Ora tutto è cambiato. Una volta gli scontri tra le squadre dei paesi richiamavano sempre un folto pubblico, per fare un esempio lo scontro Mossa-Lucinico era un evento. C’era un bel clima e i giovani ci tenevano a essere protagonisti. Ora ci sono diverse possibilità economiche, la gente preferisce andare a vedere la serie A a Udine e non segue , se non marginalmente, le formazioni di casa. Mancano gli stimoli ai giovani. Edy Reja è ancora innamorato di Gorizia. Parla oltre all’italiano, lo sloveno e il friulano e adora la sua terra. «A differenza di tanti mie colleghi ho sempre desiderato tornare a casa. Gorizia e Nova Gorica dovrebbero unire i loro sforzi per fare un prodotto unico evitando concorrenze inutili e dannose. Dovremo arrivarci. È un discorso che dovrebbe essere fatto anche nel mondo dello sport specie nel calcio e nel basket. Ci sono tante piccole società che gestiscono i loro piccoli feudi. Non si va lontano, si disperdono tante energie e risorse con risultati deludenti. Con un'unica regia si potrebbero ottenere risultati importanti».

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