L’Anvgd Milano presenta la storia della fabbrica tabacchi di Rovigno

Giovedì 3 marzo alle ore 18:00, in diretta sulla pagina Facebook ANVGD di Milano. Per far conoscere e tramandare la storia della Venezia Giulia, si terrà una nuova conferenza.

ROSANNA TURCINOVICH, per alcuni decenni alla redazione della Voce del Popolo di Fiume, negli ultimi anni corrispondente da Trieste, collaboratrice di importanti testate della Regione Friuli Venezia Giulia, dirige attualmente alcune riviste e il bimestrale La Voce di Fiume, che rappresenta una delle migliori espressioni sulla carta del mondo dell’esodo, parlerà di

ROVIGNO E LA FABBRICA TABACCHI

Partecipa CLAUDIO GIRALDI, esule da Fasana.

Le donne rovignesi si sono distinte per la loro emancipazione e indipendenza sin dal lontano 16 agosto 1872, quando, grazie al Podestà di Rovigno dott. Matteo Campitelli e al volere dell’Impero Austro-Ungarico, il Monopolio di Stato inaugura un reparto per la lavorazione del tabacco nella caserma di San Damiano.

Le prime ragazze a proporsi per l’assunzione alla Manifattura Tabacchi di Rovigno furono 700; già nel 1873 su 401 operai le donne erano 391, pioniere di quell’emancipazione femminile che le portò non solo a contribuire attivamente a migliorare la situazione economica familiare, ma soprattutto ad affermarsi personalmente. Dunque la donna fino ad allora abituata a stare a casa per accudire i figli, ebbe la possibilità di lavorare e contribuire lei stessa al mantenimento della famiglia, svincolandosi così dalla mentalità conservatrice di quel periodo che la voleva relegata nelle mura domestiche.

Queste pioniere, tra cui ragazzine sotto i 14 e giovani tra i 25 e i 35 anni, iniziarono a fabbricare sigari di media qualità destinati a rifornire l’esercito e le regioni periferiche dell’Impero.

Le tabacchine selezionavano e lavoravano le foglie di tabacco, ed avvolgevano a mano i sigari in modo da creare un prodotto di bell’aspetto e di buona qualità.

Il salario non era alto e veniva loro corrisposto settimanalmente, ma se i sigari prodotti non erano perfetti, non venivano pagate, erano donne italiane e lavoravano a cottimo. Lavoravano in grandi sale, sedute le une accanto alle altre, ed il loro unico passatempo, per rallegrare le ore di lavoro, era il canto, che è sempre stata la forma d’arte prediletta dai rovignesi.

L’orario di lavoro superava le 10 ore giornaliere; per questo fu messo a disposizione delle madri un “cunambolo“ (asilo nido) dove i loro figli venivano accuditi, dando loro la possibilità di andare di tanto in tanto ad allattare i neonati. Le tabacchine venivano rispettate per la posizione sociale che occupavano; erano donne, a volte vedove, che provvedevano a mantenere la propria famiglia, cosa che invece negli ambienti rurali era considerata assurda se non impossibile.

Il lavoro della manifattura di sigari divenne così una tradizione, tanto che di generazione in generazione le figlie erano fiere di fare lo stesso lavoro delle loro mamme e nonne. Posizione di altissimo pregio e rispetto era la figura della “maestra“ che insegnava alle giovani operaie l’arte di avvolgere i mano i sigari.

Le tabacchine sono senza ombra di dubbio uno degli esempi di crescita della donna, volta all’emancipazione, all’indipendenza, alla valorizzazione del proprio ruolo, all’importanza del lavoro e alla parità di diritti tra donne e uomini. Esse sono state rivoluzionarie nel loro campo e hanno aperto le porte alla società moderna dove entrambi i coniugi contribuiscono al benessere della famiglia.

“Le tabaccheîne“ di Carlo Fabretto è una canzone tradizionale del repertorio folcloristico di Rovigno che viene cantata ancora oggi con immenso orgoglio per ricordare la tradizione della Manifattura Tabacchi rovignese e la nobiltà delle nostre nonne e bisnonne.

La conferenza potrà essere successivamente rivista sul canale Youtube ANVGD Comitato di Milano.

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