Proseguendo nell’invito a storici “blasonati”, la Conferenza del giovedì si è rivolta ad un relatore che unisce, alla profonda conoscenza della materia, una mirabile chiarezza espositiva, Giuseppe Parlato. Il Prof. Parlato, fra gli altri suoi numerosi titoli, è Presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, e ci aveva proposto come tema la Marcia su Roma, impegnandosi ad illustrare come Mussolini era arrivato a questo evento. La proposta era ghiotta per diversi motivi: innanzi tutto il 2022 è l’anno del centenario, per cui rievocarla e commentarla costituiva quasi una scelta obbligata; personalmente considerare le origini e lo sviluppo del primo fascismo risultava per me di estremo interesse per interpretare il fenomeno del cosiddetto fascismo di frontiera, considerato elemento di snodo degli avvenimenti accaduti nella Venezia Giulia in seguito alla Seconda Guerra Mondiale.
Dopo una sintetica introduzione del “coinvitato” Prof. Davide Rossi, che ha fornito un quadro ricco di spunti della situazione politica alla conclusione della Prima Guerra Mondiale, ha preso la parola il relatore principale.
Il professor Parlato, per argomentare i fatti storici, si è richiamato ad alcuni punti essenziali, quali l’esame critico di alcuni articoli del giornalista Mussolini, il diffondersi di tendenze culturali d’oltralpe nel nostro paese, l’osservazione del mutato sentire e del comportamento della popolazione che usciva stremata dall’esperienza della Prima Guerra Mondiale, riuscendo ad immedesimarsi nella figura di Mussolini, presentandone il pensiero nel suo divenire. In ciò si rifatto ad un maestro come Renzo De Felice, considerato il più autorevole studioso del fenomeno fascista.
Do di seguito una breve traccia del percorso seguito da Parlato. Mussolini, durante il suo primo periodo di Direttore dell’Avanti, di cui era riuscito ad incrementare le vendite con articoli “al vetriolo”, si accorse che il partito socialista non riusciva a trarre vantaggio in Parlamento pur avendo una forte rappresentanza politica, ed era incapace di agire (come in occasione della prima settimana rossa nelle Marche). Da una posizione iniziale pacifista passò ad una interventista ed alla fine della grande guerra cominciò a difendere reduci ed ex combattenti profondamente delusi della mancata riconoscenza dei poteri ufficiali e dei partiti (in primis i socialisti) nei loro confronti. Sorse in Mussolini prima la simpatia e poi il manifesto appoggio a ex combattenti, arditi, reduci, anarchici; nell’incontro di San Sepolcro costituì il primo fascio, con un programma decisamente rivoluzionario ed antigovernativo. Avendo bisogno di un suo organo di stampa, se ne dotò. Interpretò a suo favore il fenomeno delle leghe rosse e dei disagi seri cui andavano incontro i proprietari terrieri andando in loro aiuto con le squadre dei fasci di combattimento, che intervenivano in caso di sciopero fornendo mano d’opera. Con ciò acquisì meriti e rimpinguò le casse del suo nuovo giornale. Alle elezioni del ’19 non avendo ottenuto neanche un seggio, fu tentato di por fine alla sua esperienza politica, ma prevalse in lui la prudenza, si mise momentaneamente da parte per riflettere e scegliere una strategia nuova. Si rese conto che il sistema politico era bloccato a causa dell’introduzione dell’inopportuno sistema proporzionale di Nitti. Si era arrivati ad un’impasse, non riuscendo a stabilire una maggioranza abbastanza ampia ed in grado di governare. Mussolini, dopo aver osservato la situazione, capì che era giunto il suo momento. Attese le elezioni del ’21, in cui Giolitti presentò la novità dei Blocchi Nazionali, e Mussolini si presentò con il suo nuovo partito, il Partito Nazionale Fascista. Ottenne 35 deputati in Parlamento su un totale di più di 500. Partecipò alla coalizione di centro nei costituiti Blocchi Nazionali, presentandosi come partito lealista che appoggiava la monarchia ed il liberalismo. Dopo un anno di violenze e di vera e propria guerra civile, i futuri quadrumviri fecero convenire a Roma una massa disordinata di volontari per manifestare la loro insoddisfazione. Allora il primo Ministro Facta ebbe con il Re un diverbio per cui diede le dimissioni. Si chiese a Giolitti di proporsi con la sua autorità, ma Giolitti non accettò, ed alla fine il Re intravvide come unica soluzione per togliere dall’impasse il Parlamento di affidare l’incarico al “Dott. Mussolini”, che da Milano fece il suo ingresso trionfale a Roma
Siamo arrivati a Mussolini Primo Ministro.
Completato il percorso della conferenza, il relatore ha cercato di approfondirne la figura, specialmente nei suoi rapporti con gli interlocutori e nel suo modo di governare, definendo un ulteriore “snodo” nella sua politica all’atto della conquista dell’Etiopia. Ad una mia domanda sul Fascismo di Confine ed alla figura di Giunta, con riferimento al quadro tradizionale che si dà al fascismo a Trieste ed in Istria (Pola), il relatore ha evidenziato che l’interesse principale di Mussolini era rivolto a Roma e Milano, non a Trieste e all’Istria; quindi, il demonizzare gli interventi anti-slavi di Mussolini dà un quadro non veritiero delle sue vere intenzioni e propositi.
Invito tutti i miei lettori a collegarsi al canale YouTube ANVGD di Milano per seguire dal vivo il Prof. Parlato nella sua attenta e convincente narrazione
Claudio Fragiacomo