di ROBERTO COVAZ
Contrordine. A Gorizia tornano i confini. In vista del G8 che si terrà all’Aquila dall’8 al 10 luglio il ministro degli Interni Roberto Maroni ha annunciato che ci sarà la sospensione degli accordi di Schengen «per un congruo periodo». Significa che, laddove un tempo scorreva la «cortina di ferro», adesso tireranno la «fune di elastico». Tocca buttarla in battuta perché chissà con quanto imbarazzo ora dovranno dire a Maroni più o meno così: «Scusi, signor Ministro. Ma qui a Gorizia i confini li abbiamo demoliti proprio. Come facciamo ora?».
Niente paura, al posto delle cabine metteranno dei camper, dove i poliziotti di oggi potranno emulare i loro antenati nel porre la mitica domanda: «Cosa dichiara?». Quella dei camper non è una battuta. È proprio la soluzione che intende adottare il Viminale.
Quando c’è un G8 il Paese che lo ospita è costretto ad adottare misure molto severe per quanto riguarda l’ordine pubblico. E guai se i facinorosi che da mezza Europa sono soliti calare nelle città sede di G8 per sfasciarle sapessero che qui a Gorizia troveranno solo dei camper ad attenderli all’ingresso del suolo italiano.
Gli sloveni sono stati più prudenti e a parte il valico internazionale di Sant’Andrea e altri casi limitati si sono tenuti ben strette le loro cabine, che erano presidiate dai graniciari nei terribili anni della guerra fredda.
A Gorizia è rimasto solo lo scheletro della postazione dei poliziotti a Casa Rossa e qualcosa a Sant’Andrea. Poi c’è la casupola del valico pedonale del Rafut, già messa all’asta dal Comune. Con il paradosso che se qualche privato l’avesse già rilevata si troverebbe suo malgrado costretto ad ospitare i poliziotti. Eventualità che rischia davvero la giovane coppia che ha trasformato in villino l’ex presidio tricolore di via degli Scogli, dove già da un pezzo è sparita la sgangherata sbarra di confine. Altro caso singolare è quello di via San Gabriele, che è forse il valico cittadino che più di tutti ha suscitato suggestioni. L’Italia ha smontato da tempo la sua cabina di controllo, non così gli sloveni: il risultato è che in mezzo alla carreggiata sussiste la verandina che prima o dopo qualche motorizzato abbatterà di sicuro.
Dunque, a distanza di nemmeno due anni dal 20 dicembre 2007 ecco che Gorizia si appresta a tornare al suo ingombrante passato, quello di città divisa, dell’ultima Berlino e di tutte le definizioni di cui ne abbiamo fin sopra i capelli.
Saranno accontentati quelli – e non sono pochi – che non si sono mai rassegnati all’ingresso della Slovenia nell’area Schengen. Per qualche giorno potranno di nuovo sentirsi più sicuri grazie ai camper dei poliziotti.
(ha collaborato Antonio Gaier)