LETTERE
Mi ritrovo sul giornale, in data 20 aprile, tirato in causa da Fabio Mosca, per altro a me sconosciuto, e vedo che, per contestare il risultato delle mie ricerche sulle Foibe (iniziate nel lontano ottobre 1943, sul posto), mi inserisce tra i criminali di guerra e si rammarica che non sono stato io processato nemmeno in Italia. Era stato il ministro Mario Scelba a far cestinare tutto l’elenco, ed ero tra i primi venti. Mi spiace poi deludere Mosca ma, ad esempio, non conosco Vespa mentre incontrai Minoli una sola volta, in una diretta tv e niente fiction. Non comprendo il perché della critica. Una ricerca serena da quel tragico ottobre 1943 partendo dalle carte ufficiali della federazione istriana del Pfr e poi da quelle non meno valide dello Schedario mondiale dei dispersi che diressi ed aveva sede al Quirinale, fummo solo noi del Centro studi adriatici, sede al Vittoriano, a operare e a nostre spese. Vorrei ricordare che volli non si facessero distinzioni essendo tutti i citati morti in questa maledetta guerra ed in quell’ancor peggiore dopoguerra.
Sono certo che ne troverà conferma anche nella terza edizione che si sta approntando anche per evitare possibili errori e involontarie omissioni. Cerchi Mosca, piuttosto, di dare una mano perché l’opera mia e dei miei validi collaboratori prosegua e gli italiani non dimentichino. Queste polemiche sono soltanto perdite di tempo!
Luigi Papo