di MAURO MANZIN
TRIESTE La Slovenia, per ora, decide di non decidere. Dopo alcune ore di serrato incontro con i capigruppo del Parlamento, il premier di Lubiana, Borut Pahor ha annunciato che, per ora, il suo Paese non ha ancora espresso una posizione certa e definitiva sulla proposta di mediazione europea sul contenzioso confinario con la Croazia. Croazia che, perlatro, invece, si è detta pronta ad operare secondo le indicazioni del commisario all’Allargamneto, Olli Rehn (seppur con qualche distinguo). Pahor ha dichiarato che sui principali punti di discussione c’è stato un accordo di massima, ma, ha preciato, dobbiamo esaminare ancora alcuni dettagli che possono sembrare minori ma che, potrebbero divenire fondamentali. Anche perché, secondo Pahor, la situazione è oltremodo seria «perché ci troviamo di fronte al più importante tentativo di risolvere il contenzioso con la Croazia dopo l’accordo Drnovsek-Racan del 2001».
Dopo lo stallo di ieri non ci sarà oggi la prevista riunione di governo sulla questione, nè domani si riunirà, con il medesimo ordine del giorno, la commissione Esteri del Parlamento di Lubiana. Secondo le parole del premier, la Slovenia sarà pronta a fornire la sua documentata risposta a Bruxelles entro il termine ultimo stabilito per il 15 maggio prossimo. «È un momento terribilmente delicato – ha confermato il ministro degli Esteri sloveno, Samuel Zbogar, per cui la Slovenia vuole prendersi tutto il tempo necessario per esaminare a fondo la questione». «La proposta di Rehn – ha poi precisato – accoglie anche alcune richieste slovene, ma bisogna procedere con i piedi di piombo perché oramai il tempo sta per scadere». «Noi siamo disposti – ha concluso – ha collaborare con gli esperti e con i politici comunitari per risolvere il problema bilaterale con la Croazia, ma ci sono dei punti in cui bisogna avere il coraggio di dimostrare maggiore creatività». Di più il ministro degli Esteri non dice, e non specifica neppure che cosa intende per «maggiore creatività».
Al di là del «diplomatichese» adoperato dal premier e dal ministro degli Esteri sloveni, sta di fatto che la sensazione è che la politica slovena non abbia alcuna intenzione di accettare la mediazione europea. Chiare le dichiarazioni del Partito democratico di Janez Jansa (centrodestra all’opposizione) il qual definisce la porposta Rehn contraria ai principali interessi sloveni. Linea politica che viene «sposata» anche dal Partito popolare e dal Partito nazionale sloveno (ultradestra). Perplessità sono state espresse anche dal Partito dei pensionati che fa parte della maggioranza.