Un messaggio di serenità e gioia, ma anche un messaggio di speranza "che per le nuove generazioni possa aprirsi uno spiraglio per il ritorno alle terre degli antenati." Queste parole, pronunciate prima della messa dal dott. Angelo Turrin, sintetizzano nel migliore dei modi lo spirito della visita compiuta domenica 3 maggio al luogo natio da una folta comunità di visignanesi in esilio. Parole che acquistano un peso tanto maggiore quando si consideri che sono state pronunciate nella chiesa parrocchiale, quella in cui, come ha rilevato, "la maggioranza di noi presenti ha ricevuto il battesimo, la prima comunione e la cresima".
Tutti legami forti palesemente sentiti, come provato dal folto numero di appartenenti alla Comunità di Visignano in esilio, quasi un centinaio, pervenuti soprattutto da Trieste e dal Friuli Venezia Giulia, ma anche da più lontano, a partire dello stesso presidente, che vive a S.Margherita Ligure e fino a Toronto, nel Canada.
Come tradizione vuole, gli esuli si sono recati innanzitutto al cimitero, dove riposano generazioni di loro antenati. Qui hanno deposto una corona a omaggio dei compaesani che, travolti dalle ben note vicende hanno cessato di vivere lontano dal paese natio.
Percorsa in una sorta di laico pellegrinaggio la lunga viabile che divide longitudinalmente l'abitato hanno successivamente raggiunto l'ampio spazio antistante la chiesa parrocchiale, chiuso verso il mare dalla bella loggia e dalla bianca pavimentazione in pietra del belvedere che fa da tetto alla capace cisterna comunale, un tempo forse il bene più prezioso dei visignanesi. Ha infatti una capienza di 700 metri cubi d'acqua, che venivano travasati nelle mastelle zincate che, sotto gli occhi vigili del segretario comunale, potevano essere riempite rigorosamente fino alle bordure ondulate poste alcuni centimetri sotto l'orlo. Poi, l'utensile sulla testa, le massaie si portavano a casa il prezioso liquido.
Orgogliosi della cisterna, i visignanesi lo sono stati forse ancora di più della parrocchiale, con la facciata di colonne in stile neoclassico a reggere un timpano riportante all'interno un Occhio di Dio – l'unico esistente in Istria – costruita negli anni 1830-1832 accanto al campanile in pietra bianca eretto un'ottantina d'anni prima. Il rito religioso è stato celebrato dal parroco di Visinada don Alojzije Baf, assistito da quello locale, don Ivica Butković.
L'inizio del rito è stato preceduto dall'esecuzione di alcuni motivi intonati dal coro Arpa, della locale Comunità degli Italiani, molto ben guidato dal prof. Marko Ritoša, dirigente di fresca nomina, che fin dall'inizio ha dato prova di grandi capacità. particolarmente commoventi le esecuzioni conclusive di "O singore dal tetto natio" e "Va pensiero", motivi che nella nostra gente suscitano sempre una forte emozione e le ragioni non necessitano di spiegazioni. Il celebrante ha quindi benedetto il gonfalone riportante lo stemma comunale e il nome "Visignano d'Istria" che ha definito "simbolo dell'unione di tutti i visignanesi." Espressione certamente generosa e benaugurale, collidente però con quella che gli ospiti hanno visto solo pochi minuti dopo nell'aula consiliare di Casa Sincich, alle spalle del sindaco Angelo Mattich che li ha gentilmente ricevuti: un gonfalone sì con all'incirca lo stesso stemma, ma di tutt'altro colore e sormontato dalla scritta "Općina Višnjan", espressione palese – grazie alla for
za dei numeri – di una Visignano di gente nuova e diversa, in parte nata in altri, spesso anche piuttosto lontani posti, e venuta qui a stabilirsi in permanenza.
Rispondendo all'indirizzo del sindaco, che ha ribadito lo spirito d'apertura della sua amministrazione, il dott. Turrin ha auspicato una rinnovata collaborazione, al fine di dare nuove possibilità alle generazioni a venire.
Dopo il pranzo conviviale, a cui erano presenti pure i dirigenti della locale Comunità degli Italiani guidati dal presidente Erminio Ferletta, gli ospiti hanno visitato la nuova sede dell'osservatorio visignanese a Tizzano, nelle immediata vicinanze di quella croxera dove, alla caduta dell'Italia, strumentalizzato da sedicenti organizzatori della resistenza, taluni anche con la tonaca, i contadini dei dintorni tentarono di contrastare con armi di fortuna la colonna motorizzata tedesca che si avviava a prendere posizione all'importante piazzaforte di Pola. Il solo risultato furono diverse decine di morti e la seria intenzione nazista a dar fuoco, in segno di rappresaglia, agli abitati più vicini. Solo grazie a un'estenuante mediazione di gente assennata, fra cui il compianto parroco don Arminio Susat, che non ebbero il timore di esporsi di persona, la minaccia non venne messa in atto. Oggi l'encomiabile sacerdote è ricordato a Visignano con una via in una posizione che di certo non rende merito all'opera da lui profusa non solo in quell'occasione ma in tutti i decenni in resse la parrocchia.
Le peculiarità dell'osservatorio, lo stato dei lavori e le prospettive future sono state dettagliatamente illustrate dal prof. Korado Korlević, uno dei benemeriti per la creazione, realizzata nel 1992, al tempo in cui era ancora alunno di scuola media.
L'edificio del nuovo osservatorio (prima operava nel centro dell'abitato) è completato, ora sotto la cupolas che ha un diametro di otto metri si sta provvedendo a montare un telescopio modificato e automatizzato che prima si trovava nell'osservatorio di Basovizza, sull'altipiano triestino. L'opera dovrebbe arrivare alla conclusione entro l'autunno. L'intento è costituire qui un laboratorio educativo: al suo interno ogni notte due studenti passeranno la notte al telescopio. Che è poi un modo di dire in quanto in realtà il cielo verrà scrutato "con la mediazione" dei computer. Sono in in corso i lavori anche alla nuova stazione meteorologica che fornira dati aggiuntivi rispetto a quelle tradizionalmente in uso: gfra l'altro verrà misurata la presemnza di pollini o il livello d'inquinamento dell'atmosfera. Palese la soddisfazione dei ricercatore: nella sua fascia d'attività questo osservatorio è uno die pochi la mondo, alla apri ocn quello de La Sagra, in Spagna, cui mantiene peraltro contatti e scambi molto stretti.
I visitatori hanno seguito con grande attenzione l'esposizione tanto da non esitare anche a imboccare la stretta scala che conduce alla sala con il telescopio. Un cammino, alla lettera, tutto in salita e di certo non facile, considerato che si trattava per la maggior parte persone della terza età.
Grato della visita e delle spiegazioni, il dott. Turrin ha detto che il prof. Korlević si aggiunge al relativamente alto numero di visignanesi che hanno dato lustro al luogo natio: il pittore Bernardo Parentino, i fratelli Ercole e Michele Miani, eroe delle Bainsizza e medaglia d'oro il primo, sindaco di Trieste del dopoguerra il secondo, il prof. Manlio Udina, docente di diritto internazionale e rettore dell'Università di Trieste, Livio Paladin, giurista, presidente della Corte costituzionale. Nomi che indicano, ha concluso, che il picoclo centro di Visignano è stato da sempre aperto al lavor, alla cultura e dunque alla vita.