È guerra aperta nel mondo degli esuli. Mentre ieri mattina il presidente dell’Unione degli istriani Massimiliano Lacota ha ribadito le ragioni dell’uscita della sua associazione e del Libero Comune di Pola in esilio dalla Federazione degli esuli, il segretario generale di quest’ultima, Giorgio Varisco, ha replicato con durezza. «Non corrisponde al vero quanto dice Lacota, che la nostra Federazione sarebbe afflitta da paralisi amministrativa e da gestione personalistica – ha scritto – perché, facendo riferimento agli ultimi 15 mesi, abbiamo riunito, nel corso del 2006, l’esecutivo federale a Trieste in marzo, a Roma in luglio e a Mestre in novembre, mentre nel febbraio di quest’anno la Federazione e le comunità degli esuli si sono riunite, nella sede della Presidenza del consiglio, per istituire tavoli di lavoro con il Governo. I gruppi si sono incontrati nella capitale in aprile e in maggio – ha proseguito Varisco – per discutere delle assegnazioni di alloggi ai profughi, di pensioni e di restituzioni e cimiteri, rinnovando la richiesta di restituzione dei beni abbandonati». Varisco ha affermato che «per risolvere i problemi che affliggono gli esuli e i loro eredi, bisogna essere umili e coesi». Lacota si è detto invece «contrario alla manifestazione che si vorrebbe organizzare a Trieste per celebrare il definitivo abbattimento dei confini fra Italia e Slovenia: non c’è alcun motivo per fare festa».
Giorgio Rustia, presidente dell’Associazione delle famiglie e dei congiunti dei deportati in Jugoslavia, ha presentato intanto i dettagli del rinvio a giudizio, disposto dal sostituto procuratore Giorgio Milillo, nei confronti di Giacomo Scotti, esponente della minoranza italiana in Istria. «Scotti – ha spiegato – deve rispondere di ingiusto profitto e appropriazione di somme indebitamente percepite dall’Inps». Sul caso Scotti, il deputato di An Roberto Menia ha presentato un’interrogazione al ministro per i rapporti con il Parlamento.
u. s.
