di Massimo Resta su terlizzilive.it
Al prof. Gioacchino Gesmundo ed al sacerdote Don Pietro Pappagallo, i due terlizzesi trucidati dai nazisti di Kappler alle Fosse Ardeatine di Roma il 24 marzo 1944, deve aggiungersi anche un terzo “martire”: Rosa Vendola, una maestra d’asilo, nubile, di 37 anni che nel 1945 fu uccisa nelle “Foibe” dai soldati comunisti sloveni nei territori passati, con la fine della seconda guerra mondiale, dall’Italia alla Jugoslavia.
Nata a Terlizzi il 6 novembre 1898 da Costante Vendola ed Angela Rutigliani e residente con i propri genitori in via De Vanna 29, la maestra terlizzese nel 1933 si trasferisce a Castel Dobra, oggi cittadina slovena chiamata “Brda”, per insegnare in un asilo di Trebce-Trebignano. Dodici anni dopo viene dichiarata “dispersa per causa di guerra”, mentre il 13 marzo 1962, il Tribunale di Trani ne dichiara la morte presunta dopo aver verificato che le ricerche del Vaticano e della Croce Rossa avevano avuto la certezza della sua morte nelle “Foibe”, le profonde cavità carsiche dove i soldati di Tito gettavano non solo i corpi degli italiani uccisi ma anche dei nostri connazionali ancora in vita.
A scoprire la drammatica vicenda di Rosa Vendola, sono stati i docenti e gli alunni della scuola media “Gioacchino Gesmundo” nell’ambito degli studi e delle ricerche sulla storia contemporanea. Hanno segnalato il nome della caduta delle Foibe terlizzese all’amministrazione comunale, per l’intitolazione di una strada cittadina alla sua memoria nell’ambito della nuova toponomastica.
Sarebbe un tardivo ma meritato riconoscimento per la maestra d’asilo terlizzese. Il suo sacrificio, come quello di migliaia di italiani trucidati e gettati nelle Foibe nell’ambito della “pulizia etnica” compiuta dagli sloveni, deve essere commemorata dall'intera città e dalle autorità politiche locali per rendere omaggio alla propria concittadina.