Un teatrino grottesco e assurdo, che rimanda indietro nel tempo, in cui si decideva senza possibilità di esprimere la propria contrarietà. In un sistema illiberale, che non ammetteva il contraddittorio, tanti furono i misfatti, eppure nel terzo millennio, una parte della società, cloroformizzata, continua a difendere d’ufficio un sistema che non fu la quintessenza della democrazia, è quella stessa che non perde l’occasione per evidenziare e talvolta enfatizzare il ventennio fascista, che la storia ha condannato. Si persevera e il risultato è deleterio: una buona percentuale della popolazione, che dispone di pochi elementi e per giunta confusi, riconduce tutto al regime del littorio.
La proposta di ritornare al toponimo storico di Santa Lucia nel Comune di Pirano (dai primi del Novecento era in uso anche la versione slovena Sveta Lucija), giunta in discussione al Consiglio comunale ha prodotto una bagarre disarmante. È stato invocato l’istituto giuridico del referendum, ed è legittimo, devono farci riflettere, invece, le posizioni radicali manifestate sia in fase di dibattito sia in rete, rivelatasi, ancora una volta, una cloaca attraverso la quale passano messaggi falsati, in cui nazionalismo, luoghi comuni, posizioni politiche fossilizzate, malafede, cattiveria, per non dire ostilità gratuita, stanno accompagnando vergognosamente queste settimane. Dall’indipendenza della Slovenia, la Comunità nazionale italiana piranese si è prefissa di ripristinare ufficialmente il nome geografico. Mai come in quest’ultimo periodo i tre rappresentanti italiani sono riusciti a sensibilizzare l’amministrazione comunale. La proposta desidera rendere giustizia ad una distorsione, sulla scia di quanto si è verificato nel resto del Paese, ove la popolazione si è mobilitata per togliere i toponimi imposti dal regime. Lungo il mare qualsivoglia tentativo non ha prodotto alcun risultato, in primo luogo per l’ostinata resistenza degli ex comunisti, la cui linea politico-ideologica è rimasta pressoché identica al periodo jugoslavo; quando amministravano il Comune palesarono che finché il loro partito politico avrebbe retto il Municipio, Santa Lucia sarebbe rimasta una chimera. Oggi i consiglieri di quella formazione, coerentemente, si oppongono e con ipocrisia si appellano a “svincolarsi dal passato” per pianificare il futuro. Condividiamo, ma la storia non può finire in discarica.
In una società matura bisogna avere l’onestà intellettuale e considerare criticamente anche un periodo storico con molti chiaroscuri. Questo non accade mai, anzi, il partito unico viene osannato dai più, non tanto per affinità al comunismo, ma perché appagò le istanze del nazionalismo sloveno. Di conseguenza è esente da critiche, lo abbiamo colto anche in Consiglio comunale, compreso l’invito, spudorato, di evitare di tirare in ballo la Seconda guerra mondiale (sarebbe più giusto il secondo dopoguerra, con l’esodo della popolazione autoctona, perlopiù italiana, lo stravolgimento della società e del territorio). In quel torno di tempo fu deciso di mutilare l’agionimo (che le stesse autorità comuniste avevano utilizzato fino al 1960), ora, con un’arrampicata sugli specchi, gli incantatori di serpenti propongono il ritornello che il nuovo nome sarebbe stato ‘voluto’ dagli sloveni e pertanto debba continuare ad essere utilizzato. E con ridondanza parlano di costi che la cittadinanza dovrebbe sostenere. In una società che ignora (o calpesta) la storia molti si trovano d’accordo.
Chi è giunto dopo il Memorandum di Londra e/o è nato nel nuovo contesto, è vissuto nella località di Lucia e oggi si ostina a conservare un nome artificiale. Con argomentazioni bislacche fanno credere che l’allargamento dell’abitato nulla abbia in comune con l’insediamento originario. Ma è solo una giustificazione traballante per nascondere i veri propositi: qualcuno non ‘vuole i santi’, altri tirano in ballo il ‘revisionismo storico’ e la lobby clericale (ma per piacere!), molti non sopportano che la componente italiana rivendichi un nome storico. Quest’ultima è encomiata finché fa cultura entro le quattro mura e non ‘esige’, altrimenti diventa un problema e in questa circostanza sono cadute tante maschere.
Ora qualcuno avanza la proposta ibrida di Lucija/Santa Lucia, che la dice lunga su quanto si consideri il passato che ha plasmato l’ambiente in cui viviamo, tutti, nessuno escluso. Ma su questo e altri punti ritorneremo un’altra volta. Insomma, venuto meno l’impianto ideologico, oggi abbiamo a che fare con il suo retaggio: il nazionalismo, la confusione e l’eterna incertezza.
Kristjan Knez
Società di Studi Storici e Geografici di Pirano
Fonte: La Voce del Popolo – 14/06/2022