Maria Rode è arrivata a Venezia dalla sua Lussino [foto di apertura], terminata la Seconda guerra mondiale, quando molti italiani furono costretti ad andarsene dalle loro case dell’Istria e della Dalmazia. A Venezia fu accolta dalla sorella maggiore che già viveva in laguna. Per Maria, a differenza di altri istriani e dalmati, non sempre accolti bene dove vennero sistemati, Venezia si dimostra fin da subito accogliente. Spiega Maria, che ora ha 99 anni e canta ancora nel coro della parrocchia di San Simeon: «A Venezia si sta bene e fai presto a socializzare perché ci sono e si vive molto nelle calli. È la stessa città che agevola i rapporti tra le persone».
Quando arriva in città, Maria sfrutta il suo diploma di maestra conseguito a Zara. Per cinque anni lavora nella colonia che la città di Venezia possiede vicino a Pedavena. I ricordi di Lussino compaiono spesso nei suoi scritti che vengono pubblicati da giornali mensili o quadrimestrali della comunità istriano dalmata. Spaccati di vita quotidiana che raccontano antiche radici ma che non lasciano spazio a polemiche o rivendicazioni. Sposata, rimane vedova dopo 14 anni e dice: «La mia è quella di mio marito sono state famiglie che non mi hanno mai lasciata sola». Sono gli anni in anche dell’impegno con il Centro Italiano Femminile (CIF). E grazie a questa organizzazione trova la possibilità di fare volontariato. Ancora oggi, quando può, frequenta le attività legate a questo mondo.
«In tanti mi chiedono come faccio ancora a camminare dritta, nonostante l’età. Rispondo che è stato merito dell’attività fisica che ho fatto quando ero alle scuole superiori a Zara».
Carlo Mion
Fonte: Venetians – 01/08/2022