In occasione dei 106 anni dalla morte dell’irredentista capodistriano Nazario Sauro, impiccato dalle autorità austro-ungariche a Pola il 10 agosto 1916 dopo averlo fatto prigioniero al termine di una sfortunata incursione del sommergibile Pullino nel Carnaro, l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, grazie al contributo della L. 72/2001, ha pubblicato un fumetto intitolato “Nazario Sauro. Figlio dell’Istria, eroe d’Italia”.
A partire dalle tavole della graphic novel accuratamente ideate dallo sceneggiatore Emanuele Merlino e magistralmente disegnate da Marco Trecalli, è stato poi strutturato un fascicolo che comprende alcuni contributi di inquadramento storico e le prefazioni di rappresentanti del mondo dell’associazionismo della diaspora adriatica, in maniera tale da realizzare un testo di valore didattico che possa essere fruibile nelle scuole.
Questo è l’indice dei testi:
Nazario Sauro simbolo del patriottismo istriano (Davide Rossi, Università degli Studi di Trieste)
Recuperare la memoria della Prima guerra mondiale attraverso Nazario Sauro (Giuseppe de Vergottini, Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati)
Nazario Sauro, sempre ovunque e prima di tutto italiano (Renzo Codarin, Presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia)
Tra le schiere furono visti risorgere Oberdan, Sauro e Battisti… (Emanuele Merlino, Presidente del Comitato 10 Febbraio)
Sulla rotta del Capitano Nazario Sauro (Romano Sauro, Ammiraglio; Autore con Francesco Sauro di “Nazario Sauro, storie di un marinaio”)
Nazario Sauro simbolo dell’irredentismo istriano (Lorenzo Salimbeni, ricercatore storico di Coordinamento Adriatico Aps)
Nazario Sauro. Figlio dell’Istria, Eroe d’Italia (soggetto e sceneggiatura di Emanuele Merlino; disegni di Marco Trecalli)
Il Comitato Onoranze a Nazario Sauro
Sauro, Nazario
Segue la prefazione del Cav. Renzo Codarin, Presidente nazionale dell’Anvgd.
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Nazario Sauro, sempre ovunque e prima di tutto italiano
Raccontare la Prima guerra mondiale attraverso la vicenda di Nazario Sauro significa entrare nella prospettiva degli italiani dell’Adriatico orientale, per i quali quella che i contemporanei chiamarono Grande guerra fu in realtà la tanto attesa Quarta guerra d’indipendenza.
L’annessione del Veneto al Regno d’Italia dopo la Terza guerra d’indipendenza aveva privato istriani e dalmati del loro riferimento ideale rappresentato da Venezia e per l’italianità tutta si denunciava la perdita dell’ultima università con lingua d’insegnamento italiana, vale a dire l’Ateneo di Padova. La richiesta di aprire una nuova sede universitaria a Trieste cadde nel vuoto nonostante le proteste degli studenti e andava invece intensificandosi quel lavoro di annichilimento della comunità italofona propugnato da un decreto del Consiglio della Corona del 1866. Represso dalle autorità austro-ungariche ed in competizione con il nascente nazionalismo slavo, che trovava invece sostegno a corte come premio per il lealismo ostentato nei turbolenti anni dal 1848 al 1866, il senso di appartenenza nazionale andò diffondendosi e radicandosi.
Così anche Nazario Sauro, nato a Capodistria nel decennale della Breccia di Porta Pia, crebbe in una comunità memore di un profondo legame con Venezia ma sempre più consapevole di appartenere alla comunità nazionale italiana. Proveniente da una famiglia del popolo, Nazario Sauro si riconobbe negli ideali mazziniani che coniugavano patriottismo e solidarietà (sociale e nazionale), per cui pensò che tanto gli italiani quanto gli altri popoli oppressi dovessero liberarsi e addivenire all’unità nazionale. Andò quindi a combattere a fianco degli albanesi contro la dominazione dell’impero ottomano, aspettando il momento in cui avrebbe potuto lottare per unire Capodistria e l’Istria all’Italia. Il suo mestiere marittimo gli consentì di navigare in lungo e in largo nell’Adriatico, di cui imparò a conoscere le correnti, la configurazione delle coste, le secche e le brezze. Tutte informazioni che non vedeva l’ora di mettere a disposizione della Marina italiana durante un evento bellico. Già alla vigilia del conflitto aveva scritto le struggenti lettere da consegnare ai figli e alla moglie se fosse caduto in battaglia: gli oneri del padre di famiglia cedono il passo di fronte all’amor di Patria e al senso del dovere.
Causa una ferita all’occhio, Nazario Sauro era stato esonerato dal servizio militare austro-ungarico, ma nella Regia marina dette ottima prova di sé, fino al fatale incidente del sommergibile Pullino, incagliatosi all’ingresso del golfo del Carnaro. Fatto prigioniero, Nazario fu riconosciuto, nonostante avesse contraffatto la sua identità, e processato a Pola: un cognato lo riconobbe e la madre, trascinata in tribunale, dovette camuffare i suoi sentimenti e simulare di non conoscere quel marinaio italiano. Condannato a morte, Sauro fu sepolto in maniera frettolosa e senza lasciare tracce, per cui solamente a guerra finita le truppe italiane vittoriose avrebbero provveduto a recuperare la salma e a traslarla in una sepoltura più adeguata per una Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria. Nella cornice dell’Istria finalmente annessa al Regno d’Italia, a Capodistria un imponente monumento avrebbe celebrato Sauro e la madre, ritratti nel momento più drammatico del processo.
Le vicende della Seconda guerra mondiale avrebbero tuttavia stravolto tutto, anche la sepoltura e la memorialistica di Sauro. L’imponente monumento capodistriano fu abbattuto durante il conflitto dalle truppe tedesche della Zona di Operazioni Litorale Adriatico con la scusa che poteva costituire un punto di riferimento per l’aviazione nemica. Neppure la sua bara ebbe pace, poiché gli italiani che esodavano portarono a bordo della motonave Toscana anche quel glorioso feretro. L’occupazione jugoslava di Pola sancita dal Trattato di Pace del 10 Febbraio 1947 avrebbe comportato la devastazione e profanazione di tutto ciò che rappresentava l’italianità di quelle terre: ecco perché vediamo in un documentario dell’epoca i partigiani italiani di Pola che si adoperano per trasportare la bara di Sauro verso il suo ultimo viaggio, con destinazione il Sacrario del Lido di Venezia.
Sauro volontario irredento per ricongiungere l’Istria all’Italia e le sue spoglie costrette all’esilio assieme al 90% degli italiani dell’Adriatico orientale rappresentano aspetti che fanno sì che a oltre un secolo di distanza dalla sua morte la sua figura sia sempre ricordata e commemorata intensamente dalle associazioni degli esuli, memori dell’insegnamento che Nazario trasmise al figlio maggiore Nino: sarete sempre, ovunque e prima di tutto Italiani.
Renzo Codarin
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