GORIZIA – Con “Una storia spezzata: gli italiani della costa orientale dell'Adriatico”, dibattito organizzato nell’ambito della manifestazione èStoria alla presenza di illustri rappresentanti di esuli e rimasti come Corrado Belci, Piero Delbello, Anita Forlani, Egidio Ivetic, Roberto Spazzali e Lucio Toth, continua il raffronto tra elementi distinti, ma sempre più dialoganti, nella medesima cultura d’appartenenza.
Durante l’incontro sono stati ricordati le persecuzioni e l’esodo, come anche le difficoltà e i patimenti degli italiani che, in seguito alla sconfitta della seconda guerra mondiale, furono costretti a scegliere tra abbandonare le proprie case e la terra natia o restare, pagando prezzi anche molto alti. Ognuno ha poi portato il proprio contributo, sottolineando vari aspetti del proprio attuale interessamento alla questione orientale. L’on. Corrado Belci ha rimarcato la necessità di alimentare con il flusso culturale dall’Italia le Comunità italiane dell’Adriatico orientale, che altrimenti potrebbero ulteriormente ridimensionarsi e scomparire nel giro di mezzo secolo. Il prof. Egidio Ivetic non ha nascosto le difficoltà che toccano oggi gli italiani rimasti: “La vecchia cultura croata e slovena del Regno di Jugoslavia e quella successiva della Federativa jugoslava si presentavano come antitetiche a quella italiana, nonostante la funzione che la romanità e la venezianità avevano esercitato sulla nascita e costituzione di queste culture nazionali”.
Il prof. Roberto Spazzali ha quindi sostenuto che la politica della Federativa Socialista Jugoslava si basava su due cardini: l’allontanamento dalla costa della popolazione antica romana, veneta ed italiana e lo spostamento di massa degli elementi provenienti dalla Jugoslavia continentale, in modo da snaturare in pochi anni il quadro etnico locale. “Queste popolazioni hanno avuto in eredità monumenti e storia romano-veneti senza conoscerne neppure la provenienza”, ha rilevato Spazzali, il quale ha anche affermato che l’Unione degli Italiani ha potuto sopravvivere in quanto elemento portante della struttura comunista. Piero Delbello, direttore dell’IRCI, ha espresso tutte le sue perplessità sull’efficacia dei massicci finanziamenti che l’Italia eroga alle Comunità italiane che ritiene, peraltro, doverosi.
Anita Forlani, poetessa e pubblicista, esponente della Comunità nazionale italiana di Dignano, ha sottolineato con forza la funzione svolta dalle Comunità italiane dei rimasti che l’Italia non ha per troppo tempo considerato autoctone e parificate alla stregua degli italiani di Libia o della Somalia. Il sen. Lucio Toth, presidente dell’Anvgd, ha sottolineato come gli esuli abbiano sotterrato tutte le ragioni di divergenza con i rimasti, la cui azione in difesa della cultura italiana in Istria, Fiume e Dalmazia, si rivela preziosa ed insostituibile. “È necessario difendere quell’italianità rimasta tuttora ed alimentare nei giovani il collegamento tra coloro che risiedono in altri Paesi del mondo e coloro che sono rimasti – ha affermato Toth, precisando: “Un esempio vivente è costituito dai numerosi giovani della terza generazione degli esuli che attraverso l’associazione “Giuliani nel mondo” ogni anno vanno alla ricerca delle loro radici in Istria, a Fiume e nella Dalmazia. L’essenza della cultura romana e latina”, ha sottolineato, “sono civitas, polis, legge e tali valori civili e culturali nella loro totalità sono diversi dal concetto di etnia legato a elementi prevalentemente genetici”. Al giornalista della Rai, Sergio Tazzer, è spettato concludere l’incontro – durato più dell’ora e mezza stabilita dal programma – per sottolineare la necessità di un dibattito più approfondito sui vari aspetti che gli oratori hanno potuto solo rapidamente toccare in questa sede.
Daria Garbin