Si ricorda, o meglio pochi ricordano, che il 18 agosto 1946 a Pola sulla spiaggia di Vergarolla avvenne il più grave attentato terroristico della storia d’Italia. Le vittime sono stimate tra le 110 e le 116, ma non se ne conosce il numero esatto perchè molti corpi furono polverizzati dallo scoppio di 9 tonnellate di esplosivo. L’incertezza è accresciuta anche dal fatto che a Pola c’erano molti istriani, non censiti, che si erano lì rifugiati in quella città sotto controllo inglese per sfuggire ai partigiani comunisti che imperversavano nel resto dell’Istria.
Si può notare la disparità nelle solenni celebrazioni, anche da parte delle istituzioni, della strage di Bologna, 85 vittime, e quella di Vergarolla, che malgrado le oltre 110 vittime, viene ricordata solo a Pola con la presenza del console italiano e senza nessun risalto sulla stampa nazionale. Che la differenza sia dovuta alle responsabilità delle stragi che nel caso di Bologna viene attribuita ai fascisti mentre quella di Vergarolla ai comunisti? Possibile. Ma come diceva qualcuno, a pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca.
Ricordiamo di quella immane tragedia la figura di Geppino Micheletti, medico chirurgo, ben tratteggiata nella motivazione della Medaglia d’Argento al Valor Civile:
Mentre si accingeva a prestare le prime cure ai numerosi feriti e agonizzanti, che venivano ricoverati in ospedale, in seguito allo scoppio di alcune mine su un tratto di spiaggia, scorse tra di essi il corpo esanime di un suo figliuolo, dilaniato dall’esplosione. Soffocando, in un estremo sentimento di attaccamento al dovere, il suo immenso dolore, non esitava a prodigarsi con sublime forza di animo, in soccorso degli infortunati. Avendo poi appreso che nella disgrazia erano periti un altro figliuolo, il fratello e la cognata, continuava sacrificandosi fino alla sofferenza più indicibile, nella sua opera umanitaria e la conduceva a termine, noncurante delle gravi conseguenze cui esponeva il suo organismo per tale e sovrumano sforzo di volontà. Ammirevole esempio di abnegazione e di alto senso del dovere.
Pola, 18 agosto 1946
Nella foto, a destra il dottor Micheletti sorregge la bara del figlio più grande, nove anni. La bara del figlio più piccolo, quattro anni, conteneva solo alcuni giocattoli perchè di lui venne ritrovato solo un calzino.
Guido Giacometti
Referente per la Toscana dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
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