Era l’11 settembre 1992 quando l’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro firmò il decreto. Dalle prime visite del presidente Cossiga fino all’ultima di Sergio Mattarella, mano nella mano con l’omologo sloveno, Borut Pahor
“Con decreto del Presidente della Repubblica 11 settembre 1992, adottato su proposta del Ministro per i beni culturali e ambientali, la Foiba di Basovizza, in Trieste, è stata dichiarata monumento nazionale”. Sono queste le parole pubblicate a pagina 26 della Gazzetta ufficiale del 23 ottobre del 1992 che riprendeva la storica decisione dell’allora capo di Stato Oscar Luigi Scalfaro di dichiarare la foiba di Basovizza monumento nazionale e che oggi compie 30 anni.
La scelta seguiva quella intrapresa dal Ministero dei Beni Culturali di 12 anni prima (22 febbraio 1980) quando il ministro Egidio Ariosto (socialista) dichiarava il sito “di interesse particolarmente importante […] perché testimonianza di tragiche vicende accadute alla fine del secondo conflitto mondiale, divenuta fossa comune di un numero rilevante di vittime, civili e militari, in maggioranza italiani, uccisi ed ivi fatti precipitare”. Dagli anni Novanta sono stati tre i presidenti della Repubblica italiana che vi hanno fatto visita: Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro e Sergio Mattarella.
Proprio la visita dell’attuale capo dello Stato ha segnato un momento di svolta nell’opera di riconciliazione con la vicina Slovenia. Il 13 luglio 2020, in occasione del centesimo anniversario del rogo fascista del Narodni dom, Mattarella e Borut Pahor hanno reso omaggio ai caduti. La fotografia dei rispettivi capi di Stato mano nella mano davanti al monumento è diventata il simbolo della volontà di pacificazione.
Dal 2005 la foiba di Basovizza è sede della più importante celebrazione italiana del Giorno del Ricordo, legge voluta dalla Repubblica (e con Roberto Menia come primo firmatario), con l’obiettivo di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Fonte: TriestePrima – 11/09/2022
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