Il coordinamento delle Associazioni storiche del quartiere Giuliano-dalmata di Roma, di cui fa parte anche il Comitato provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, ha svolto una cerimonia dedicata alla ricorrenza del 4 Novembre presso il cippo in pietra del Carso e dedicato ai caduti ubicato in via Laurentina alle porte dell’area che accolse nella capitale centinaia di esuli istriani, fiumani e dalmati dopo la Seconda guerra mondiale.
Erano tra gli altri presenti anche il Vicepresidente del Municipio Roma IX Augusto Gregori insieme a vari consiglieri municipali e a Don Fabio della chiesa parrocchiale di San Marco Evangelista in Agro Laurentino, il quale ha svolto un significativo momento di preghiera e di raccoglimento.
A coordinare i vari interventi è stata la professoressa Donatella Schürzel, Presidente dell’Anvgd di Roma, la quale ha ricordato che la celebrazione odierna, prima di diventare Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate, era nata per ricordare la fine vittoriosa della Prima guerra mondiale: «Le guerre lasciano un’eredità di morti, invalidi e feriti e la Grande guerra in particolare – ha detto nel suo intervento la dirigente dell’Anvgd – ha lasciato lo Stato italiano e l’Europa sconvolti e distrutti. Si era tuttavia aperto un nuovo corso, sia in quanto c’è stato un riassetto generale europeo, sia per l’Italia che ha conseguito la definitiva unificazione nazionale, aspetto che ha riguardato in particolare gli italiani dell’Adriatico orientale»
Le associazioni che si erano riunite per l’occasione intendevano commemorare non solo i caduti giuliani e dalmati che avevano disertato dall’esercito austro-ungarico per combattere in quello italiano, ma anche le centinaia di migliaia di giovani che da ogni regione italiana e da ogni estrazione sociale affrontarono i sacrifici di quel terribile conflitto. «È per questo che il 4 Novembre – ha quindi concluso la prof.ssa Schürzel – deve avere un valore unificante identitario. Come ha ben ricordato Gianni Oliva su “La Stampa” di oggi, il 4 Novembre deve essere riscoperto come data che faccia parte di un percorso civile di unione, coesione e identità nazionale. Per noi esuli e discendenti di esuli, si tratta di quel valore di Patria in cui ci siamo sempre riconosciuti senza ipocrisie e senza imposizioni ideologiche, bensì con riferimento alla terra dei padri, in cui ognuno ha le proprie origini nel rispetto di quelle altrui» [LS]