Si è svolto a Trieste un convegno per fare il punto sulla situazione del nostro idioma nelle aree bilingui della Slovenia e della Croazia, osservato dalla prospettiva delle traduzioni.
È nel tempio della traduzione e dell’interpretazione, la Sezione di Lingue moderne per interpreti e traduttori (ex Scuola superiore di Lingue moderne per interpreti e traduttori) del Dipartimento IUSLIT dell’Università di Trieste, che si è discusso ieri dell’italiano in Istria come lingua istituzionale e lingua tradotta. Un incontro, promosso dall’Osservatorio dell’italiano istituzionale fuori d’italia (OIIFI) della Rete per l’eccellenza dell’italiano istituzionale (REII), che ha messo in rilievo tutta l’importanza della traduzione come strumento essenziale per garantire l’uso paritetico della lingua minoritaria e l’altrettanto necessaria organizzazione e pianificazione dell’attività di traduzione, con un adeguato impegno in termini di risorse umane e finanziarie che in parte ancora manca.
Nel corso dei lavori sono state presentate numerose iniziative intraprese nell’ultimo periodo nei due territori bilingui per aumentare da un lato la quantità dei testi disponibili anche in lingua italiana redatti dalle amministrazioni pubbliche e da altre istituzioni, e dall’altro per migliorare la qualità delle traduzioni, con particolare riguardo alle discrepanze nella terminologia. Due anni fa la Regione Istriana ha dato vita a uno specifico gruppo di lavoro, che ha prodotto un glossario croato-italiano (di prossima pubblicazione) che permetterà di utilizzare i termini tradotti. Per i traduttori delle Città e dei Comuni bilingui la Regione Istriana organizza seminari di formazione in servizio (l’ultimo, alcuni giorni fa, è stato dedicato al genere femminile nel linguaggio amministrativo italiano contemporaneo), ma l’ammodernamento delle tecnologie a supporto della traduzione è fermo per mancanza di fondi. Mentre a Capodistria è da poco attivo all’interno della Can costiera un Ufficio per il bilinguismo che, tra le molte attività, si occupa anche dell’uniformazione terminologica. Perché, non diversamente da quanto accade in Croazia, anche in Slovenia un ordinamento istituzionale e un’organizzazione amministrativa diversi rispetto all’Italia hanno portato alla creazione di una sorta di vocabolario parallelo con molte incongruenze.
Riuscire ad armonizzare non è semplice, ma nel linguaggio giuridico ed amministrativo c’è una certezza del diritto da garantire e quindi non ci possono essere ‘variazioni sul tema’ ha osservato ieri Paola Rizzotto, che guida il Dipartimento linguistico di lingua italiana della Direzione generale della traduzione presso la Commissione europea ed è la coordinatrice dell’Osservatorio. In quest’ottica un’esperienza che può fare scuola è quella dell’Ufficio centrale per la lingua slovena istituito dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che in quattro anni di lavoro ha creato un glossario italo-sloveno ricco di 3600 voci. Completamente finanziato dalla Regione è anche il corso di perfezionamento in traduzione giuridica tra l’italiano e lo sloveno attivato quest’anno presso lo stesso Dipartimento IUSLIT dell’ateneo triestino. Fare rete, sviluppare sinergie per uno scambio di buone prassi tra enti validanti di qua e di là dei confini sarà allora, come è ancora emerso dal convegno, la parola d’ordine per migliorare la qualità dell’italiano istituzionale in Istria.
Nella consapevolezza, magari, che il riconoscimento delle prerogative di una lingua ufficiale richiede tempo e ostinazione. A dirlo, ieri, è stato un giurilinguista svizzero, Jean-Luc Egger. Nemmeno nella Confederazione elvetica – che pure ha una lunga tradizione nella regolamentazione delle sue lingue ufficiali, compreso l’italiano – tutto è perfetto.
Ornella Rossetto
Fonte: Radio Capodistria – 29/11/2022