Le presunte origini “croate” di Papa Sisto V

A 10 anni di distanza dall’ assalto alle origini di  Sisto V Picenum, come si  definiva in ogni occasione possibile e averlo fatto scolpire negli edifici del suo breve ma intenso pontificato, che era però diventato inopinatamente croato nell’interpretazione di Ivan Golup, deceduto nel 2018,  l’intellighenzia di Zagabria è tornata alla carica ottenendo importanti riconoscimenti. Tutto inizia l’8 marzo 2012: a una tavola rotonda organizzata dall’Accademia Croata delle Scienze e riportata con grande risalto dai media croati, padre Golup aveva tenuto una conferenza intitolata “Come i croati costruirono la Roma rinascimentale”. Golup svelò di aver fatto un’importante scoperta che comprovava le origini croate di Sisto V. Il padre era arrivato nelle Marche dalla Dalmazia e aveva sposato una donna di Montalto. Eletto papa, avrebbe addirittura voluto assumere il nome di Ilirik (Illirico), ripiegando poi su quello di Sisto V in continuità col papa Sisto IV, francescano come lui. Tale notizia veniva comunque avanzata solo come ipotesi da alcuni studiosi croati come Jasenka Gudelj e da Jure Bogdan, rettore del Pontificio Collegio di San Girolamo fino al 2015.

Nell’autunno  2012 un convegno sul tema si era tenuto sotto l’egida della Associazione Nazionale Dalmata,  organizzato dalla prof.ssa Maria Luisa Botteri e dalla dott.ssa Eufemia Guliana Budicin, cui  erano intervenuti il Senatore Lucio Toth, lo storico francescano e Penitenziere al Vaticano Isidoro Gatti ed il prof. Raffaele Tassotti, scrittore e sindaco di Montalto Marche, che illustrarono le numerose e inoppugnabili prove che la famiglia di papa Peretti si era stabilita a Montalto già da due secoli e che il cognome era  di origini montaltesi. Padre Isidoro Gatti, lombardo di nascita ma trapiantato in Veneto, ha unito alla sua attività di Penitenziere ufficiale quella d’insigne storico, con molte opere che lo comprovano. Nella sua ponderosa biografia Sisto V Papa Piceno (Le testimonianze e i documenti autentici), edita nel 1990 da Maroni, dimostra inoppugnabilmente le origini esclusivamente picene della famiglia Peretti. Tanto era affezionato al suo paese d’origine, Montalto Marche, d’averlo elevato a Diocesi e averlo ricostruito nel 1586, avvalendosi dell’opera di Domenico Fontana, tanto da renderlo un vero gioiello architettonico, sulla scia della famosissima  Pienza.

Il fantasioso Golup riprendeva invece le asserzioni già caldeggiate da altri ecclesiastici croati, quali lo scomparso Marjam Zugaj, il quale si sera dedicato a rintracciare inquisitori “croati”, cioè dalmati, operativi già alla fine del XIII secolo. Poi era passato a trovare anche un papa croato, il “primo” papa slavo della storia, manipolando le origini di Sisto V. Nel 1986, viene pubblicato il suo lavoro “Sisto V tra Oriente e Occidente” per i tipi di Miscellanea Francescana, in cui si pretendeva di fornire prove delle sue origini croate. Queste falsificazioni si basavano talvolta su una pretesa  nascita del papa a Kruščica (Piccola Pera), villaggio delle Bocche di Cattaro, oppure dell’arrivo di un suo lontano avo dalla Dalmazia.

Adesso la notizia falsa è stata confezionata molto meglio, perché prima si è provveduto a farla recepire dal sito www.itereuropaeum.eu, sorto per celebrare i cinquant’anni di relazioni diplomatiche fra la Santa Sede e l’Unione europea e che mira a fare da guida per chi voglia informarsi sulle chiese nazionali di Roma, ivi compresa quella croata. La creazione di questo sito è stata salutata con entusiasmo non solo dal Pontificio Collegio di San Girolamo, ma anche da Vaticannews il 5 maggio 2021.

Conoscendo i millenari scambi fra le due sponde dell’Adriatico, non desta stupore che il “Papa Tosto”, come lo chiama il Belli, avesse considerato con benevolenza l’erezione della nuova chiesa di San Girolamo degli Schiavoni, di cui era il cardinale titolare,  che già da due secoli avevano ivi la loro confraternita e il loro ospizio per assistere i pellegrini provenienti  dalla Dalmazia. Prima di lui il cardinale titolare Alessandro Farnese aveva deciso di ampliare la piccola chiesa della Confraternita degli Schiavoni e, vista la ricchezza della famiglia principesca dei Farnese, aveva chiamato illustri architetti e pittori, quali Martino Longhi il Vecchio e Domenico Fontana. Opera poi ripresa da Felice Peretti, diventato Papa Sisto V appunto.

Da notare che i clerici e pellegrini provenienti dalla Croazia vera e propria , avevano come base  a Roma il Collegio Ungarico-Croato. Ma alla fine del pontificato di Leone XIII, ormai non più in grado di seguirne direttamente il governo, il cardinale titolare della chiesa, Serafino Vannutelli, del partito filo asburgico,  decise di  concedere ai croati, cittadini austriaci come i dalmati,   un Collegio pontificio indipendente donando loro la Chiesa e gli edifici dell’ospizio di san Girolamo degli Schiavoni, espropriandone la confraternita secolare. In epoca di Triplice Alleanza,  l’unico che sollevò un’obiezione in merito fu il re del Montenegro (vedi Umberto Mariotti Bianchi, San Girolamo degli Schiavoni. Un caso internazionale agli inizi del ‘900, Roma 2001, 89 pp.).

Negli anni Vittorio Morpurgo, architetto romano ma di padre ebreo triestino di origine spalatina, eresse i nuovi edificio del Pontificio Collegio Illirico, accanto alla chiesa stessa. Poche nazioni presenti a Roma possono vantare una chiesa così grande e bella, con tutti gli imponenti edifici annessi.

Questa è la storia documentata e il resto è il solito illirismo che cominciò già nel 1500, quando si sparse la leggenda che l’alfabeto glagolitico fosse stato inventato da san Girolamo in persona. Tesi già smentita in modo inoppugnabile dal canonico istriano  Pietro Stancovich, nel  suo opuscolo su San Girolamo del 1824. Quello che preoccupa è che la tesi delle origini croate di papa Peretti sia accettata anche da Cathopedia e dagli organi ufficiali vaticani,  per cui si danno per buone le autocelebrazioni dei vari nazionalismi sorti nei Balcani e nell’Est Europa. [EGB]

La Chiesa di San Girolamo degli Schiavoni a Roma
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