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Lettera con proiettile alla Granbassi (Il Piccolo 15 giu)

di CLAUDIO ERNÈ

Margherita Granbassi è entrata nel mirino del Pot – la sedicente Prima organizzazione triestina e del suo leader, Gerardo Deganutti.

Lo ipotizza il pm Maddalena Chergia che da alcuni mesi sta indagando su una serie di pesanti minacce di cui è vittima la famosa fiorettista triestina, approdata ad «Annozero», il talk show di Michele Santoro dopo aver lasciato la divisa di carabiniere.

Secondo il Decreto di sequestro notificato allo stesso Gerardo Deganutti nella sua abitazione di via Battera 4, l’inchiesta è collegata all’invio di tre lettere alla stessa fiorettista. Nella prima erano contenute pesante minacce; nella seconda era inserito un proiettile calibro 7.62; nella terza era stata trovata una sostanza gelatinosa, molto simile a quella inviata tempo addietro al pm Lucia Mosti, originaria di Trieste ma da anni inserita nella Direzione distrettuale antimafia di Bologna dove ha diretto l’inchiesta sulla Uno Bianca. Gerardo Deganutti è stato riconosciuto di recente responsabile dell’invio di quella «gelatina» e condannato ad Ancona a undici mesi di carcere. Sulla confezione di silicone spedita al magistrato era scritto «Semtex», il nome di un esplosivo tristemente noto.

Nella stessa inchiesta la Procura contesta al capo del Pot anche l’invio di una quarta lettera minacciosa. L’ha ricevuta nel suo ufficio di piazza Vittorio Veneto la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat l’ultimo giorno dello scorso febbraio e ha informato subito i funzionari della Digos. Le tre lettere inviate alla collaboratrice di Michele Santoro sono state invece intercettate dalla polizia prima che fossero recapitate. «Non sapevo nulla di queste minacce» ha affermato ieri Margherita Granbassi. «Sono cose che fanno male». «L’abbiamo tenuta all’oscuro delle ripetute minacce per proteggere la sua tranquillità, perché non si sentisse nel mirino» ha aggiunto il fratello Francesco.

Certo è che il numero di persone colpite dal Pot negli ultimi vent’anni, è tutt’alto che esiguo. Decine di politici, amministratori, dirigenti, uomini di cultura, magistrati, giornalisti, sono entrati nel mirino. Qualcuno ha patito in passato grandi danni: incendi dolosi e spari andati a vuoto. Ma la stragrande maggioranza ha più che altro provato un grande fastidio e una giustificata preoccupazione.

«E’ vero, gli agenti della Digos mi hanno notificato un Decreto di sequestro in cui compaiono i nomi di Margherita Granbassi e di Maria Teresa Bassa Poropat. Ho immediatamente informato il mio avvocato Giovanni Di Lullo» ha affermato ieri al telefono Gerardo Deganutti. «Sono un sorvegliato speciale da tre anni. Devo rientrare a casa ogni sera alle 21 per rimanervi fino alle 7 del mattino. Non posso entrare in un bar che gli agenti mi sono addosso. Devo scontare quasi otto anni di carcere e non passa mese che non mi arrivi una denuncia. Mi attendono una ventina di processi. In questa situazione non ho certo voglia di mettermi ancora nei guai anche perché sono sempre nel mirino di giudici e poliziotti. Se accade qualcosa in città, la colpa è sempre mia. Oltre a essere un sorvegliato speciale sono anche costantemente tenuto sotto controllo. Se a Trieste arriva qualche personaggio politico, istituzionale, sindacale, sotto la casa in cui abito staziona anche per giorni interi una vettura della Digos. E’ accaduto quando era annunciato l’arrivo di Berlusconi ed è accaduto quanto è giunto Franceschini. Ora c’è il G8. Chissà cosa mi spetta».

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