Nell’immediato dopoguerra la neonata e fragile Repubblica italiana scelse di poggiare le proprie fondamenta sulla vittoria della Resistenza contro il nazifascismo e gli esuli giuliano-dalmati in fuga dalle terre perse con il Trattato di Pace diventarono un’ingombrante rappresentazione della sconfitta e pertanto la loro tragedia fu messa in disparte: «È stata la Legge 92/2004 istitutiva del Giorno del Ricordo a riavvicinare le istituzioni agli esuli dopo un lungo oblio» ha dichiarato Giuseppe de Vergottini, Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati, nell’allocuzione tenuta all’inizio della cerimonia istituzionale del 10 Febbraio 2023.
Prima dell’inizio dell’evento, tornato al Quirinale dopo 4 anni, de Vergottini, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara hanno premiato nella Sala degli Specchi alcuni dei vincitori del concorso scolastico nazionale 10 Febbraio “Amate sponde. Ricostruire dopo l’esodo tra rimpianto e forza d’animo” alla presenza della dottoressa Caterina Spezzano, meravigliosa coordinatrice delle iniziative che fanno capo al Tavolo di lavoro tra il ministero di viale Trastevere e le associazioni degli esuli.
Ancora de Vergottini: «Il principio di autodeterminazione dei popoli non è valso per gli esuli del confine orientale. Dalla Conferenza di Pace al Trattato di Osimo i loro portavoce non sono stati mai interpellati né coinvolti nel processo decisionale. In occasione delle elezioni per l’Assemblea Costituente non hanno potuto eleggere i loro rappresentanti né esprimersi nel Referendum istituzionale»
A sentire queste amare considerazioni erano presenti in prima fila tra gli altri il Presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, il Vice Presidente della Camera dei deputati, Giorgio Mulè, in rappresentanza del Governo il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Alfredo Mantovano, esponenti del Governo, del Parlamento ed autorità civili e militari. Il rappresentante degli esuli ha fatto appello alle istituzioni affinchè vengano mappate ed esplorate le foibe e le sepolture attualmente in Slovenia e Croazia, onde consentire il recupero dei resti delle vittime delle stragi compiute dai partigiani comunisti jugoslavi ormai quasi ottant’anni fa: esiste già un progetto condiviso in tal senso tra FederEsuli ed Unione Italiana, ma l’appoggio istituzionale è sicuramente necessario.
Proprio un commosso pensiero a queste vittime è stato rivolto dal Ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, il quale ha commemorato in particolar modo i carabinieri, i poliziotti ed i finanzieri eliminati dai titini in quanto rappresentanti dello Stato italiano in territori che rientravano nelle mire espansionistiche jugoslave. Particolare risalto è stato dato alla tragica fine dei militi della Guardia di Finanza della caserma triestina di Campo Marzio: il 30 aprile 1945 a fianco dei Volontari della Libertà nell’insurrezione cittadina organizzata dal Comitato di Liberazione Nazionale, pochi giorni dopo scaraventati nell’abisso della miniera di Basovizza dai partigiani jugoslavi che avevano occupato il primo maggio il capoluogo giuliano.
Nel corso della campagna di terrore scatenata nell’autunno del 1943 e ripresa a guerra finita nemmeno le donne furono risparmiate, tra le quali Norma Cossetto è stato solamente il caso più eclatante: «Le associazioni degli esuli hanno avuto il grande merito – ha specificato il rappresentante del Governo – di aver conservato memoria di queste vittime fino all’istituzione del Giorno del Ricordo. La visita congiunta del Presidente Mattarella e del Presidente sloveno Borut Pahor alla Foiba di Basovizza e la vittoria della candidatura congiunta Nova Gorica – Gorizia a Capitale Europea della Cultura 2025 sono la dimostrazione che nell’Unione Europea si vive in pace e si costruisce assieme il futuro. E noi vogliamo guardare al futuro senza odio né rancore, ma senza dimenticare»
Nel corso della cerimonia l’orchestra femminile giovanile di archi del conservatorio “Tartini” di Trieste, coinvolta grazie all’interessamento di FederEsuli, ha eseguito i brani musicali “Crisantemi” di Giacomo Puccini e Allegro dalla “Sonata A4 in Re Maggiore” di Giuseppe Tartini, celebre violinista istriano nato a Pirano.
«L’abuso dell’identità nazionale è alla base di tante tragedie consumatesi al confine orientale italiano – ha invece affermato Giovanni Orsina, docente dell’Università Luiss Guido Carli nel suo intervento di carattere storico – mentre una condivisione consapevole della propria identità è la radice dello stare insieme nella comunità politica chiamata Italia cui aderiamo con un plebiscito di tutti i giorni» Orsina ha definito il 10 Febbraio una giornata di lutto nazionale, nella quale ricordare le stragi delle foibe e le mutilazioni territoriali che fecero perdere all’Italia quanto conquistato a caro prezzo nella Prima guerra mondiale.
Riferendosi al prolungato oblio in cui erano precipitate tali pagine di storia del confine orientale, ha iniziato il suo intervento il Presidente Mattarella: «Queste province hanno sperimentato tutti gli orrori del Novecento: le foibe, il campo di Arbe e la Risiera di San Sabba, ma è solo grazie al Giorno del Ricordo che è stata tolta la cortina di silenzio che aveva rimosso dalla memoria collettiva le tragedie che colpirono gli italiani che in quelle terre vivevano da secoli. A lungo considerati come se non facessero parte della nostra storia, essi furono vittime della repressione comunista: la furia dei partigiani titini è stata indiscriminata – ha proseguito il Capo dello Stato – ma a monte c’era un piano preordinato che figure luminose come il vescovo di Trieste Antonio Santin denunciarono immediatamente» Invitando a non aver paura della verità, la quale è alla base della Repubblica assieme alla libertà, Mattarella come in altre precedenti occasioni ha demolito le posizioni di chi si ostina a giustificare o sminuire le stragi titine: «L’indifferenza genera omissione ed oblio: oggi onoriamo la memoria di vittime di stragi che le politiche antislave del fascismo non possono giustificare. Dovendo scegliere tra la soggezione alla dittatura comunista e l’esilio, i nostri connazionali preferirono la libertà»
Cosa comportò questa scelta è emerso dalla lettura da parte di Maria Letizia Gorga di alcuni brani di “La bambina con la valigia. Il mio viaggio tra i ricordi di esule al tempo delle foibe”, scritto da Egea Haffner con Gigliola Alvisi. È la storia di Egea Haffner appunto, la piccola polesana la cui fotografia con la valigia contrassegnata “Esule giuliana 30.001” è diventata icona dell’esodo giuliano-dalmata. Attraverso questi suoi ricordi sono emerse tra l’altro una «geografia del cuore» colma di nostalgia per l’Istria natia; la storia di Marinella, la bimba morta di freddo nel campo profughi di Padriciano durante un gelido inverno sul Carso triestino; le terribili condizioni in cui si viveva nei Centri Raccolta Profughi allestiti perfino in ex campi di prigionia ed in mezzo a tanta diffidenza.
Dopo aver nuovamente condannato negazionismo e giustificazionismo, Mattarella ha quindi concluso guardando all’attualità: «Le pretese di omogeneità hanno generato una spirale di violenza, mentre convivenza, dialogo e diritto internazionale sono le basi della nostra nuova dimensione europea. Italia, Slovenia e Croazia hanno fatto grandi passi avanti, come dimostra Gorizia 2025. Nel rispetto delle diverse sensibilità lo Stato compie oggi un ricordo commosso e partecipe di quelle sofferenze che mai più verranno accantonate»
Lorenzo Salimbeni