di FURIO BALDASSI
Sembrava un incidente diplomatico di quelli brutti, un brusco ritorno al passato di quando ancora i confini esistevano e incidevano sulla vita quotidiana e si andava «di là» con un senso sottocutaneo di ansia, per non dire di paura. Uno scampolo di guerra fredda fuori tempo massimo, saltato fuori proprio quando la fine delle frontiere di stato porta a rivedere lo stesso concetto di territorio. È finita comunque, se non proprio a tarallucci a vino, quantomeno a terrano e prosciutto crudo la querelle che divideva il ministro per gli sloveni all’estero Bostjan Zeks e il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza.
Zeks, che dopo l’imbrattamento ripetuto di monumenti cari alla minoranza slovena (vari cippi e statue che ricordano generalmente la Resistenza e i fatti del maggio ’45 e sono disseminati su tutto il territorio) aveva espresso giudizi piuttosto duri sulla situazione triestina, parlando di «azione di sistematica intolleranza interetnica contro la minoranza slovena e gli sloveni in genere» ha infatti preso in mano carta e penna. E risposto, sia pure con un po’ di ritardo (la questione risale ad aprile) allo stesso Dipiazza, che in una lettera di replica aveva invece parlato di grandi passi avanti nella convivenza tra italiani e sloveni.
Zeks nel suo testo ne prende atto, rallegrandosi con Dipiazza per aver subito provveduto al ripristino dei monumenti. «Forse veramente, come ha indicato nella lettera – scrive il ministro – non conosco a sufficienza l’impegno investito dalla sua amministrazione nel dialogo, nel rispetto interetnico e nella convivenza pacifica, per tale motivo, signor sindaco, la ringrazio per l’invito a un incontro a Trieste, dove in loco avrò l’occasione di conoscere in modo più approfondito la situazione».
Zeks conclude dicendo di aver accettato con grande piacere l’invito «a cui farò onore alla prima occasione e opportunità e che sarà dedicato alla cooperazione tra entrambe le comunità etniche, al dialogo, alla convivenza pacifica e alla pace».
Non meno entusiasta la replica di Dipiazza. «Le riconosco l’onestà intellettuale di aver ammesso la propria non conoscenza delle iniziative portate avanti da questa amministrazione a favore della tutela della componente slovena a Trieste. Questo le fa onore anche perché a seguito di ciò ha avuto certamente modo di riconsiderare il giudizio sulla nostra città e sull’effettiva portata di alcuni sgradevoli e isolati episodi che non possono certo fermare un processo storico che ci vede tutti far parte della grande casa europea. Rinnovando quindi il mio invito per una visita a Trieste – conclude il sindaco – le rivolgo un sincero e caloroso saluto».